Formica: gli Usa daranno all’Europa
 la testa di Salvini e Di Maio

 

Intervista a Rino Formica su Il Sussidiario.net  del 31 luglio 2019

La testa a Di Maio e Salvini e sarà servita su un piatto da Mosca e Washington alla voglia di vendetta dell’Europa. A pronosticarlo è Rino Formica, politico socialista della prima repubblica e osservatore smaliziato delle due incerte “repubbliche” successive. Secondo Formica neppure il voto potrebbe sanare la crisi. E nulla potrà la terza forza in campo, il fallimentare partito dei “badogliani”. “Ogni contratto ha valore a due condizioni” osserva Formica. “La prima è considerare l’oggetto del contratto e dunque la situazione da gestire come statica e immobile. In politica è un grave errore, perché le cose si evolvono continuamente”.

E la seconda?
La seconda è che ad ogni inadempienza contrattuale corrisponde una sanzione. Nel contratto Lega-M5s la clausola sanzionatoria è occulta.

Occulta? E perché?
Perché è scaricata su un terzo che non ha colpe: il popolo italiano.

Facciamo un passo indietro e torniamo alla situazione politica.
Prescindere dalla situazione in continuo movimento fa sì che il dibattito avvenga sulle clausole contrattuali prefissate. Ma queste sono continuamente superate, modificate, cancellate dal processo politico in atto. Di per sé già questo sancisce il fallimento del governo giallo-verde.

E poi?
Poi c’è la crisi della clausola sanzionatoria delle inadempienze che stanno emergendo da una parte e dall’altra, dalla flat tax alla Tav. Il conto lo paga il paese.

Ma se le cose stanno così, ha ragione chi vuole il voto?
Andare al voto avrebbe poco senso perché non sarebbe risolutivo. Qui c’è una responsabilità delle forze di opposizione e dei mezzi di informazione, che non fanno emergere la crisi del contratto e la clausola occulta.

Ci lasci indovinare: l’Italia è un paese incattivito e in preda al fascismo.
Chi governa il paese lo ha potato all’esasperazione, additando come cause fattori esogeni: l’immigrazione, l’incertezza sul lavoro, l’Europa, la corruzione, la mancata crescita. Il voto non risolverebbe i problemi perché gli italiani sarebbero chiamati alle urne su argomenti che provocano lacerazioni: le stesse che vediamo nel nostro tessuto sociale.

Ammettiamo che Salvini dichiari conclusa l’esperienza di governo e chieda di andare a votare. Il capo dello Stato troverebbe subito un’altra maggioranza disposta a sostenere un governo di transizione.
Non è questo il punto. Nel governo ci sono tre forze. M5s e Lega sono entrambi lacerati al proprio interno tra governisti e movimentisti. Due componenti interne, trasversali, che tendono alla divaricazione.

E la terza?
È data dal gruppo dei ministri [CONTINUA A LEGGERE]