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Intervista di U. De
Giovannangioli a Rino Formica su Il Riformista del 28-01-2021
È una
lezione di politica, quella alta, di passione civile e lucidità
intellettuale, quella che viene da un signore di 93 anni, uno
degli ultimi “Grandi vecchi”, e grandi per statura politica e non
per anzianità acquisita, della politica italiana: Rino Formica.
Dar conto di tutti gli incarichi di primo piano, di governo –
Ministro delle finanze, dei trasporti, del commercio con l’estero,
del lavoro e della previdenza sociale – e di partito, che il
senatore Formica ha ricoperto, prenderebbe tutto lo spazio di
questa intervista. A dar forza ai suoi ragionamenti, ai suoi
giudizi sempre puntuali e taglienti, non è il suo cursus honorum,
ma quel mix, un bene oggi introvabile sul mercato della politica
italiana, di sentimenti e di ragione. Che Formica offre ai lettori
de Il Riformista, in un momento cruciale per la vita
democratica del belpaese.
Senatore Formica, qual è a suo modo di vedere, il dato che
non quadra in questa crisi politica in atto? Il dato
che non quadra è come è nata questa legislatura. Essa è nata con
una maggioranza parlamentare populista. Con una tendenza
populistica di sostanza, che era anti-sistema parlamentare. Un
populismo trasversale, che non era solo 5Stelle. Era sicuramente
5Stelle, che aveva raggiunto la maggioranza relativa ma non quella
assoluta. Mentre il populismo trasversale era maggioranza
assoluta, cioè 5 Stelle più sicuramente la posizione allora
populistica propria della Lega, più una parte maggioritaria di
Fratelli d’Italia e una parte minoritaria di Forza Italia. E con
una posizione sicuramente antipopulistica che era del Pd. Che cosa
è avvenuto? Le forze antipopulistiche erano minoranze. E sono
rimaste minoranze nella rappresentanza parlamentare ancora oggi,
anche se in parte sono manifeste e in parte sono occulte. Questo è
il nodo che non si vuole affrontare. Il populismo ha sostenuto di
essere, come era con il risultato delle elezioni, maggioritario e
quindi centrale in un Parlamento che veniva di fatto delegittimato
proprio dalla sostanza del populismo. Però all’interno del
Parlamento era maggioranza. Cosa si doveva fare all’inizio della
legislatura? Constatare che nessuna forza era politicamente
omogenea, sia pure populistica, per governare da sola il Paese.
Aveva bisogno di alleanze. E si è andata ad escogitare l’alleanza
iniziale che era in contraddizione con la funzione del Parlamento.
S’inventa che cosa? Che non c’è una scelta di un capo politico ma
c’è la scelta di un uomo grigio del populismo perché non c’era
bisogno di un uomo eccellente in quanto non si trattava di seguire
lo schema tradizionale delle democrazie parlamentari, e che quindi
doveva governare una forza politica che doveva smantellare il
sistema. Dai particolari che si nota il tutto.
E qual è questo particolare non notato, senatore Formica?
Quando si fece il Conte I si accettò senza una reazione
significativa delle istituzioni, che ci fosse un ministro per i
Rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta! Ci fu
l’intestazione ufficiale dell’intento istituzionale. Si stabilì
che non c’era da fare un programma di alleanza politica bensì un
contratto, che era provvisorio, per una iniziativa imprenditoriale
demolitoria... [CONTINUA
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