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di Rino Formica su Domani del
24-01-2021
Lasciamo da parte per un momento il caso Renzi, la sua rottura e
come è avvenuta. Il Partito democratico avverte che se non si
trovano i responsabili si andrà necessariamente a votare. Ma non
affronta il tema della sua esperienza dell’alleanza di governo:
l’alleanza Pd-M5S è di respiro lungo, oggi e dopo le elezioni,
oppure non lo è? Se lo è, non si capisce perché si vuole andare
alle elezioni con il proporzionale e non con il maggioritario. Il
proporzionale mette in evidenza le differenze e la libertà di
posizioni autonome per il dopo. Ma, per l’oggi o per il dopo, si
dovrebbe rispondere sulla direzione politica del paese sui grandi
temi. Primo, la vaccinazione: prima o dopo le elezioni, avremo
almeno 20 milioni di vaccinati? Secondo, il Recovery plan: oggi,
non domani, c’è da presentare un piano approvato, e da preparare
la sua organizzazione, la capacità di decisione e di esecuzione
tempestiva. Di che tipo sarà, come sarà fatto, da chi? Non se ne
parla.
C’è un’altra questione che
incombe sulla vita istituzionale del paese: se non ci sono
soluzioni di largo respiro sui temi politici, economici e sociali,
e se non si andrà al voto, come si affronterà il semestre bianco,
che sarà un momento di grande caos politico, di vuoto,
di impossibilità di soluzioni politiche, di continui appelli al
popolo per le elezioni? Ci troveremo in una situazione di ricatto
di tutti contro tutti, proprio perché tutti sono al coperto
rispetto al rischio dello scioglimento anticipato delle camere.
Oggi il governo è diventato una
squadra catturandi. Una squadra che ha due teste, una nel Pd con
Bettini e l’altra a palazzo Chigi con Conte. Se avrà successo, il
semestre bianco sarà l’orgia dei catturati. Fatalmente l’unico
punto istituzionale, sia pure affievolito, che rappresenta e
incorpora la garanzia più alta di equilibrio repubblicano, sarà il
presidente della Repubblica. Ma in quel frangente si
troverà privato dello scettro, dell’arma di intervento più
decisiva che ha, cioè quello di poter sciogliere le camere di
fronte al caos politico. La questione di come si arriva al voto
per il capo dello stato, che è fra un anno, si pone comunque, con
o senza elezioni anticipate. Come si arriva a quell’appuntamento
con questo parlamento, o viceversa con un parlamento nuovo e
dimezzato?
Un accordo non può che essere
fra forze che hanno orientamenti comuni, e una base comune. E
questo con buona pace della stupida affermazione, costantemente
ripetuta, secondo cui non ci più sono le ideologie. Le
ideologie ci sono. Non ci sono più quelle totalizzanti del 900, ma
il populismo è un’ideologia, il cambio del sistema costituzionale
si basa su un’ideologia di tendenza diversa dalla partecipazione
larga democratica. Sfuggire alla profondità della politica
significa immaginare schieramenti senza grandi forze da schierare
in campo. Siamo alla frantumazione massima, sino
all’ossimoro dell’affermarsi del populismo individualistico:
ognuno ha il suo populismo, non regge più neanche la tribù.
Chi chiede o prospetta il voto
deve avere il coraggio di dire che non ce l’ha fatta nessuno, che
l’unità nazionale si è compiuta sul non essere riusciti: non ce
l’ha fatta la destra, non ce la fa il centrosinistra, non ce
la può fare il governo dei catturandi. Non si sfugge dalla presa
di coscienza: il dopo elezioni deve partire da un atto di
confessione: il sistema politico attuale non ha retto, la nuova
assemblea dovrà avere un carattere costituente, e per averlo serve
una soluzione di carattere istituzionale nei programmi dei
partiti, con l’impegno che con una rapida e unitaria decisione,
con legge costituzionale, una delle due camere abbia il potere di
assemblea costituente e l’altra camera dia sostegno del governo di
transizione.
Chiedere o indicare le elezioni
con lo spirito di passare la nottata aggrava la situazione.
Il ricorso al popolo, oggi o domani, è una soluzione di respiro
democratico ma i partiti hanno il dovere di dire oggi la la loro
proposta di soluzione alla crisi istituzionale. Dire elezioni si o
no è perché la catturandi non ce l’ha fatta è solo l’ennesima fuga
dalla realtà.
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