Delbene: "30 ore lavorative - lavoro per tutti e
più tempo lib
ero per vivere i piaceri della vita"
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di Daniele Delbene           


   

(18-09-2018) Una società che muta sempre più velocemente necessiterebbe di nuovi modelli sociali volti a governarne ed accompagnarne i processi. Al contrario, ci si scontra con una diffusa mancanza di visione del futuro. Ne consegue che la maggior parte dell’impegno e degli sforzi delle forze politiche e sociali siano focalizzati sul solo governo dell’attualità degli eventi. Nascono quindi risposte parcellizzate a grandi questioni che andrebbero affrontate all’interno di ben più ampi e profondi orizzonti. Persa la capacità di immaginare e “sognare” un futuro migliore, tutto viene incentrato su “soluzioni tampone” fini a se stesse.

Invece di liquidare come iniziative elettoral-populiste molte delle proposte all’ordine del giorno delle nuove formazioni politiche, bisognerebbe interrogarsi sulle ragioni profonde sulle quali si fondano. Ci si accorgerebbe che molte di queste sono reali e maturano nell’incapacità dei vecchi modelli sociali di dare le necessarie risposte alle nuove necessità di una società in continua evoluzione.

Osservando la società con un occhio consapevole, ci si renderebbe conto che non siamo in presenza di malattie incurabili e che non servono quindi delle risposte palliative:

- reddito di cittadinanza (per sopperire alla diminuzione dei posti di lavoro dovuti alle nuove tecnologie, all’automazione e all’intelligenza artificiale);

- chiusura dei centri commerciali nelle festività (per ovviare alla mancanza di tempo da dedicare alla famiglia e al riposo);

- sussidi e agevolazioni per assistere figli e anziani (a causa della mancanza del tempo necessario da poter dedicare a loro);

Una profonda consapevolezza che guarda al futuro coglierebbe le nuove esigenze come l’opportunità per costruire un mondo migliore.Vanno quindi ripensati i grandi modelli sistemici generali, tendendo ad un obiettivo di sempre maggiore giustizia sociale. La necessaria redistribuzione della ricchezza, imprescindibile fondamento per la vera libertà dell’uomo, non può esimersi dall’affrontare la grande questione del lavoro. Lavoro che oggi sta diventando, invece che strumento di libertà, mezzo di schiavitù. La concorrenza per il posto di lavoro, la precarizzazione, la dinamicità degli orari e delle forme di lavoro stanno occupando tutti gli spazi fisici e mentali degli uomini

Non esistono più certezze e vengono meno i “momenti” per vivere i piaceri della vita.
 
L’altra faccia della medaglia è una società che offre molto di più sotto altri punti di vista, ai quali ci siamo abituati e ai quali non rinunceremmo.

 - Come coniugare quindi la tendenza ad una crescente diminuzione dei posti di lavoro con la necessità di un’universale redistribuzione della ricchezza?

- Come coniugare il piacere e l’opportunità di fare shopping a tutte le ore e tutti i giorni della settimana con la necessità di tempo da dedicare alla propria vita?

- Come garantire le giuste attenzioni ai nostri figli e ai nostri cari che necessitano assistenza con un impegno lavorativo dinamico che spesso copre l’intera giornata?

La risposta non è il reddito di cittadinanza, che oltre a creare concorrenza tra reddito da lavoro e da sussidio rischia di svilire la stessa dignità dell’uomo, o la chiusura dei centri commerciali che gli stessi lavoratori stressati ed esausti vorrebbero (nel loro profondo) aperti a tutte le ore, o la detrazione per le spese di baby-sitter e assistenti ai nostri cari.

Un risposta lungimirante e organica non può che essere individuata nella riduzione dell’orario lavorativo che consentirebbe di lavorare tutti e meno!

Ovviamente, alla riduzione dell’orario di lavoro non deve conseguire la riduzione delle retribuzioni, che ne neutralizzerebbe gli effetti.

La riduzione generalizzata dell’orario di lavoro deve essere parte di un disegno di ben più ampio respiro, che superi gli attuali confini nazionali e che individui nella costruzione di nuove e future organizzazioni democratiche e sovranazionali i propri fondamenti.

 Pur con lo sguardo rivolto alla costruzione di un nuovo modello futuro, la riduzione dell’orario di lavoro può essere istituita da subito trovando soluzioni tecniche a suo sostegno (ad esempio concentrando le risorse, volte a garantire il reddito di cittadinanza, alcune di quelle che si dovrebbero destinare alle agevolazioni per baby-sitters e sostegno alle persone in difficoltà, ecc, per “coprire”  parte della contribuzione fiscale e previdenziale che verrebbe accantonata dallo stato liberando la retribuzione netta in busta paga…)

Un invito alle organizzazioni politiche e sindacali, al mondo della cultura e agli uomini che si prefiggono di “guardare al futuro”, riconoscendosi nei valori del socialismo riformista e democratico, affinché si facciano promotori (nel nostro paese e non solo) delle 30 ore lavorative.

 

                                                                   Daniele Delbene   (18-09-2018)

 

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