Intervista a Rino Formica su Il Manifesto del 14-04-2020

«Il problema sarà il dopo» e quando dice «dopo» un socialista doc, uno che di «dopo» ne ha vissuti molti, e tutti vedendoli prima con il dono dell’analisi raffinata cui segue la sentenza spietata (celebri i suoi «la politica è sangue e merda», il Psi del ‘91 «una corte di nani e ballerine»), si capisce che non sta parlando delle risse sulla fine del lockdown né degli stili di vita dei cittadini – anche se, concede, «ci sarà qualche modifica dei comportamenti sociali, come dopo le guerre. In Italia nel ‘46 si aprirono le balere. Nel ‘21 forse non si chiuderanno le discoteche». Ma per Rino Formica – classe ‘27, già ministro delle finanze nella Prima Repubblica – il cimento del «dopo» è cruciale perché «si è rotto l’ordine istituzionale, politico economico e sociale, sia nelle dimensioni nazionali e sovranazionali che in quelle globali».

IL RAGIONAMENTO PARTE da un esempio. «Quando si costruirono i primi grattacieli si fecero gli ascensori ma nessuno pensò di abolire le scale. Nessuno ovviamente le prendeva per arrivare al 50esimo piano, ma chi progettava le inseriva comunque. Per sicurezza, nel caso in cui gli ascensori si bloccassero». «Pensiamo alla nostra sanità: anche nei sistemi funzionanti non era prevista la riserva disponibile per il primo assorbimento di un’evenienza nuova. Infatti si è verificato un degrado curativo di tutte le altre malattie. Negli ospedali sono stati dedicati al virus reparti destinati ad altro, in un sistema in cui dovevi prenotarti mesi prima per avere un’analisi, un intervento. Non c’era una riserva per il rischio».«COSÌ È ANDATA anche con la globalizzazione, un’innovazione politica che non ha trovato la preveggenza delle classi dirigenti. Non hanno valutato i rischi. L’errore è stato credere che dall’oggi al domani il mondo diventasse unito...CONTINUA SU IL MANIFESTO: CLICCA QUI