A Rino Formica piacciono poco niente le liturgie degli
anniversari,la retorica delle intitolazioni di strade, l'apposizione
di lapidie targhe,insomma tutto quel cerimoniale che nasconde sempre
«una scorciatoia semplificatrice e consolatoria — dice —buona a
mettere a posto la coscienzae non a risolvere». Il novantaduenne ex
ministro e storicodirigente del Psi, ai cui ideali è rimasto fedele
presiedendo oggi il movimento «Socialismo è Libertà», perciò guarda
al 19 gennaio, alla data cioè che sancirài 20 anni dalla morte di
BettinoCraxi, con un certo sospetto e una sola aspettativa.
Quale? «Che, a 20 anni dalla sua morte e a 30
dalla fine della Guerra fredda con la caduta del Muro di Berlino, ci
possa essere un momento di riflessione seria su un protagonista di
centrale importanza della storia della sinistra italiana con
responsabilità elevate di governo e di direzione politica del Paese,
per altro in una fase segnata da una crisi generale di sistema,
dall'inizio degli anni'80 alla fine dei '90. Questa dovrebbe essere
la vera riflessione che andrebbe svolta,senza sbirciare dal
buco della serratura sulla vicenda di Craxi.Sarebbe l'occasione
utile per misurarsi con il quarantennio che va dal termine degli
anni '40agli ultimi '80 in cui l'Italia èstato un luogo di
frontiera. Anzi,di tre frontiere».
Quali? «Quelle esterne Est-Ovest e Nord-Sud e
l'interna con lo Stato Vaticano. Si è trattato di una condizione che
imponeva vincoli, ma pure margini di discrezionalità. Veniva
conservata la democrazia, mastando sul piede di guerra. Dal...CONTINUA
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