Intervista a Rino
Formica su Huffingtonpost del 03-12-2020
di Federica Fantozzi
“Affidandosi al timbro esterno degli
esperti il governo sancisce la propria de-sovranizzazione. E il
Parlamento sarà ridotto a registratore di volontà altrui. Un
quadro terrificante di svuotamento della capacità governativa. È
mortificante affrontare così un tema che riguarda il futuro del
Paese”. Rino Formica boccia senza appello la gestione del Recovery
Plan prospettata dall’esecutivo. E anche il ruolo del premier:
“L’accentramento dei poteri in capo a Conte è il segno che la sua
missione di stabilire coesione tra le forze della maggioranza è
fallito totalmente”.
Classe 1927, socialista,
parlamentare per cinque legislature, Formica è stato un pezzo da
novanta della Prima Repubblica: ministro per oltre un decennio,
nella stagione che finì con Mani Pulite; alle Finanze con Giovanni
Spadolini prima e Giulio Andreotti poi, ma al governo anche quando
a Palazzo Chigi sedevano Francesco Cossiga e Bettino Craxi
La governance del Recovery Plan è
ormai delineata: scelta strategica dei progetti affidata al Ciae
(Comitato interministeriale per gli Affari Europei), attuazione e
vigilanza politica al “triumvirato” Conte-Gualtieri-Patuanelli. E
cronoprogramma in mano alla task force dei 300 tecnici, forse
snellita a un centinaio, sotto sei supermanager. Un’architettura
bizantina o una complessità necessaria?
È mortificante affrontare così un tema
che riguarderà il futuro del Paese per i prossimi quindici anni,
che coinvolgerà milioni di persone e di interessi, che chiamerà in
causa modelli di società. E non si può nemmeno dire che almeno si
rappresenti l’equilibrio delle forze di governo. Il vertice è
costituito da un premier che non si sa se rappresenti il mondo
della politica o degli studi legali, un ministro del Pd che non ha
dietro tutto il Pd, un ministro dei Cinquestelle che non si sa se
ci siano ancora. E sotto, c’è una processione di tecnici che non
si sa come e dove siano reclutati, con quale metodo lavorino, a
quale visione e concezione si ispirino.
Cosa possiamo aspettarci che
succeda?
Vedremo moltiplicato per dieci quanto
accade già adesso nel campo della Sanità: comitati medici,
scienziati e professori che non sono mai concordi tra loro. È un
quadro terrificante di svuotamento della capacità di governo.
Questo esecutivo ha fermezza nel prendersela con baristi,
ristoratori, gestori di impianti sciistici – e capisco che sia
giustificato dall’emergenza dell’epidemia – ma è incapace di
stabilire una netta distinzione tra chi nella Pubblica
Amministrazione deve lavorare in presenza e chi ha diritto al
lavoro da casa.
La riforma della P.A. è proprio
uno degli obiettivi per cui dovranno essere usati i 209 miliardi
dell’Europa.
Intanto, però, in nome del futuro si sta
smantellando...[CONTINUA
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