Da: da IL RIFORMISTA
Data: 01/10/2003

SOCIALISTI. TRA I GIOVANI DELLO SDI CHE NON VOGLIONO «MORIRE PRODIANI»

Tentato infanticidio
nella culla riformista

da   Il Riformista   (1 Ottobre 2003)

 

La mano sulla culla. A qualcuno è subito venuto in mente il titolo di un thriller simil-hitchcockiano di qualche anno fa. Perché se celebri un congresso al motto della «culla dei riformisti», e poi spunta che tra i delegati in molti strozzerebbero volentieri il poppante, la memoria cinefila fa il resto. E' successo infatti che al congresso nazionale della Federazione giovanile socialista dello scorso fine settimana, un intervento più degli altri ha agitato la platea, quello di un delegato ligure, Daniele Del Bene, che ha ammonito i compagni: «Non abbandoniamo la prospettiva socialista per un generico partito riformista». Con lui, alcune federazione regionali che hanno chiesto al congresso di sposare la tesi secondo cui «la volontà della Fgs non è quella di andare verso il partito unico, ma bensì verso l'aggregazione di tutti i socialisti in un progetto socialista e riformista unitario». Ma come? L'organizzazione giovanile dello Sdi, il nucleo ultras del partito riformista, che butta a mare Prodi per far posto a De Michelis? Per smontare l'incidente, la tesi ufficiale racconta che il trionfo di Del Bene è in fondo quello riservato a tutte le «mozioni degli affetti», e che comunque il tizio in questione è pur sempre militante di Socialismo è libertà, il pezzo di diaspora socialista che fa capo a Rino Formica, cioè l'Erode della situazione. Ma è anche vero che nell'ordine del giorno finale, insieme al «rilancio dell'orgoglio socialista», l'obiettivo dei giovani boselliani è quello di affiancare lo Sdi «nella costruzione di una aggregazione per i socialisti riformisti che passi per la riunione di tutte le sensibilità socialiste» (col che rientra dalla finestra la priorità che si voleva uscita dalla porta). Ma insomma, per la Fgs meglio andare alle europee con la lista riformista o con quella socialista? Il nuovo segretario Gianluca Quadrana (che da filoisraeliano è subito finito pesantemente sotto su un ordine del giorno di solidarietà ad Arafat e al popolo palestinese - il congresso aveva già esaurito le sorprese) cammina sul filo: «Meglio l'unità dei socialisti dentro il soggetto riformista». Il fatto è che, più dei fratelli maggiori, i socialisti della Fgs sentono l'obiettivo dell'unità socialista a portata di mano («Nel nostro caso non c'è il fattore umano a mettersi di traverso», spiega Quadrana). Sensazione che spinge il segretario a osare una previsione («Non moriremo prodiani») e a cullare un sogno («Un ticket Prodi-Villetti»), perché la certezza di scampare a una fine dolorosa non è un buon motivo per accettare la sofferenza con le mani in mano

 

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