"ULTIME NEWS" 
15 Febbraio 2005  - da Stampare e distribuire -

 

Il Coordinamento Nazionale di Socialismo è Libertà,svoltosi il giorno 16 Marzo, alla fine dei propri lavori ha approvato la proposta della Presidenza di tenere un seminario di valutazione dei dati elettorali nel prossimo mese di aprile. E di tenere altresì un Direttivo Nazionale nel mese di giugno dopo la consultazione referendaria.

  

RELAZIONE DEL PRESIDENTE ON. RINO FORMICA 

Non basta una buona idea perché una iniziativa generosa di animazione culturale-politica possa trasformarsi in un movimento organizzato.L’unità socialista è certamente una buona idea, ma essa non ha trovato accoglienza negli organi dirigenti ufficiali dello Sdi e del N.Psi, nonostante l’insofferenza di larga parte della periferia di questi partiti.Solo in Calabria è stato possibile dar vita ad una lista regionale di unità socialista nel centro-sinistra con la partecipazione di “Socialismo è Libertà”.La scelta dello Sdi di partecipare in nove regioni a liste  unitarie della Fed ha influenzato il comportamento dei socialisti, divisi in più formazioni, nelle altre cinque regioni. E’ difficile allearsi con un partito che nella stragrande parte del Paese affronta l’elettorato annunciando che la propria prospettiva politica è il superamento e la scomparsa della propria esperienza di partito autonomo nella sinistra italiana.Ed il difficile si è trasformato in impossibilità.La scelta del N.Psi  di essere nella casa della libertà, nella buona e nella cattiva sorte è uno splendido esempio di fede nella  indissolubilità del matrimonio. Dispiace constatare che la vita presente e futura dello Sdi e del N.Psi è ormai storia di destini personali che ha rotto ogni residuo legame  con la storia collettiva del popolo socialista, ferito ma non ucciso dalle terribili esperienze di questi ultimi 15 anni. In questa riunione del Comitato di coordinamento del Movimento, abbiamo il dovere di indicare  ai compagni, che ci hanno seguito e che ci hanno ascoltato, una linea coerente e dignitosa da  tenere nella prova elettorale del 3 e del 4 aprile.

  1. Escludiamo ogni sostegno alle liste di centro-destra.

  1. Dobbiamo sostenere i candidati socialisti del Movimento presenti nelle liste di centro sinistra interessate ad una esplicita prospettiva di rifondazione socialista.

  2. Riteniamo di non poter favorire liste che hanno il dichiarato scopo di superare e di spegnere la forza organizzata ed autonoma del socialismo.

  1. Nelle elezioni amministrative locali, il coordinamento regionale del Movimento darà le indicazioni opportune non confliggenti con l’orientamento nazionale.

Se il quadro post-elettorale ci consentirà di rispondere in forma univoca e senza difficoltà a questa domanda, vorrà dire che si è chiusa la  lunga e tormentata fase della transizione e si è aperto un secondo tempo che sarà al buio, perché il rimescolamento delle forze supererà vecchi e nuovi confini ed emergeranno revisionismi culturali sul tronco delle antiche culture politiche.  Come essere pronti a questo evento è il rovello che ci angoscia e che tanti socialisti “ ufficiali” vogliono rimuovere dai loro pensieri perché avvertono il grande divario che corre tra altezza del compito e modestia delle forze. Se, invece, il panorama del dopo elezioni sarà illeggibile o enigmatico, vorrà dire che è in atto un processo di assuefazione alla stagnazione e al pensiero povero della transizione e che il distacco dalla politica invaderà un’area vasta del Paese e produrrà una radicalizzazione fuori del sistema delle forze inquiete e compresse.Dopo le elezioni regionali ed i ballottaggi per le elezioni amministrative locali, ci toccherà affrontare il voto referendario. Anche noi abbiamo firmato per i referendum insieme a tanti laici e cattolici e, quindi,  voteremo SI’.Sui quesiti dei referendum e sul voto di astensione è in corso una vivace e a volte aspra polemica tra la Chiesa ed il resto del Paese.Per noi socialisti, educati alla scuola della  libertà, il nocciolo politico della questione non è  sul punto del diritto della Conferenza Episcopale a richiedere ai cattolici un atto di fede e di disciplina alla fede nel voto.     Altro è il nostro interesse. Vogliamo misurare l’ampiezza dell’area di consenso tra i cittadini del voto disciplinato all’indicazione della Chiesa.Una consistente area trasversale nel sistema  politico, retto da una legge maggioritaria, che sente il vincolo della fede come verità assoluta, pone un problema serio in una democrazia pluralista.Ci si allontana dalla laicità dello Stato e ci si avvia verso i lidi dello  stato confessionale.La ridotta unità nazionale tra cattolici su questioni religiose è una novità della seconda repubblica; ciò non avvenne nel passato per opera dei cattolici liberali De Gasperi e Moro.Le lacerazioni provocate nei due blocchi dopo la contesa referendaria si sommeranno alle fratture mai sanate in questi anni: l’inadeguatezza della Carta Costituzionale di fronte al radicale mutamento degli equilibri internazionali; la lotta tra i poteri istituzionali senza freni e senza i luoghi autorevoli della ricomposizione; l’assenza di un  futuro programmato del sistema produttivo; il dominio assoluto della finanza sull’industria residua; la crisi della coesione sociale e della saldatura tra generazioni.Con queste insofferenze dovremo affrontare un evento che per la prima volta si presenterà al giudizio degli elettori turbati e smarriti: in primavera del 2006 si voterà con una legge maggioritaria che trasformerà una maggioranza relativa del Paese in maggioranza assoluta del Parlamento, chiamato ad eleggere un Presidente della Repubblica per 7 anni ad un Governo per 5 anni.Si tratta di un esito certo che induce ad ipotizzare un clima di tensioni e di asprezze inedite per la storia repubblicana. Verrà al pettine il nodo avvelenato che ha incatenata la vita democratica del Paese: l’abolizione del sistema proporzionale a costituzione invariata


Questo errore di partenza che il messaggio di Cossiga alle Camere nel ’91 cercò di evitare, fu la declaratoria che indicò l’esaurimento creativo di una classe dirigente.In questi 15 anni la questione è stata messa in ombra, per pudore o per paura, nella speranza che il tempo risolvesse il problema. Ma il sovrapporsi di nuove e più complesse difficoltà richiede una  incontaminata freddezza di analisi ed un coraggio nell’azione politica straordinaria, e,  forse, inedita.I socialisti sin dalla fine degli anni ’70 con la proposta della Grande Riforma, si posero in prima linea per abbattere il mito primitivo e religioso della intoccabilità delle Tavole Costituzionali, ma lasciarono perdere l’occasione,  perché ritennero che la conservazione degli equilibri di sistema fosse condizione necessaria per la stabilità di governo.In questi anni i socialisti sono apparsi più dolenti che combattivi, più risentiti che riflessivi, più richiedenti che orgogliosi e non hanno saputo trasformare le nostre mutilazioni in risorsa vitale per fare appello alla cultura istituzionale, per poter aiutare il Paese ad uscire da un sistema paralizzato da due blocchi nati nella provetta di una forzata e innaturale legge elettorale.Nel presente i socialisti sono divisi e ciò non costituisce una novità assoluta. Sono, anche, sfiduciati. A questo punto notiamo una ambiguità sulla motivazione della sfiducia. Si può essere dubbiosi sul futuro del socialismo e si può essere depressi per insufficienza dei socialisti.Temo che si voglia coprire  lo sfinimento dei singoli con il dubbio nella prospettiva storica. Il caso non è infrequente quando si è pagato molto ed ingiustamente sul piano personale per una causa. Ciò serve a spiegare ma non a giustificare.Il N.Psi ha responsabilità politiche gravi e non perdonabili: ha rovesciato la nostra storia disperdendola su un terreno ostile per natura e per destino.Lo Sdi che ha preteso, con una consistenza irrisoria rispetto alla forza storica del socialismo italiano, di poter parlare a nome di tutta la tradizione socialista,  si è assunta una responsabilità imperdonabile: cancellare la presenza socialista dal sistema politico italiano per una conversione al prodismo, specie ibrida o, meglio, improbabile del giardino politico domestico. Nei prossimi  mesi la lotta politica in Italia sarà certamente influenzata e condizionata dalle vicende europee ed intercontinentali, ma l’urto dall’effetto imprevedibile sarà dato dallo scontro di tutti contro tutto per il controllo del potere istituzionale e dal peso che eserciterà la Chiesa nel far valere la sua Tavola dei principi e dei valori. La sinistra italiana travolta dalla sconfitta del comunismo e mutilata dalla creatività socialista, ha accettato il falso luogo comune della fine della ideologia e ha dato il passo ad ideologie neoconservatrici che hanno fatto terra bruciata delle politiche della liberazione dal bisogno, dalla paura e dall’oppressione.In un mondo attraversato dai timori e dalle incertezze, milioni di esseri umani cercano nel trascendente le nuove indiscutibili autorità ed accettano la superiorità  della legge religiosa su la legge degli uomini.Il nostro Movimento è piccolo e non possiamo attendere la crescita per poter influire in un sistema che lascia alla politica il compito di fare, di conquistare la “roba” e di tutelare gli interessi e assegna alla religione l’ufficio di tutore delle coscienze  e di fonte della verità assoluta dopo il fallimento delle ineluttabili leggi della storia.Entro l’anno si delineeranno gli scenari possibili che l’esito del voto del 2006 selezionerà e che ci consegnerà per un periodo medio-lungo.I progetti intorno ai quali febbrile è l’opera delle vecchie volpi della raffinata scuola italica dell’essere e del non essere sono due: 

  1. A sinistra il progetto della Fed. Esso forse non mira al partito unico dei Ds, della Margherita e dello Sdi, ma a fissare l’egemonia dei cattolici sociali su la sinistra storica marxista. L’operazione è destinata all’insuccesso perché non è sufficiente la capitolazione dello Sdi, occorre lo scioglimento del più forte partito post-comunista d’Europa e una collocazione nel parlamento europeo fuori della famiglia socialista.

  1. Tra i moderati del centro destra e con rapporti solidi nel centro del centro sinistra, sono in corso grandi manovre per la formazione di una grande area che non sarà la riproduzione fisica della Dc ma la reincarnazione dell’anima degasperiana del partito dei cattolici. De Gasperi costruì una realtà politica su solide basi: sicurezza democratica occidentale e gradualismo sociale. Gli ingegneri della nuova piattaforma logistica, liberalcristiani e socialcristiani lavorano intorno a due pilastri: forte apertura al capitale e al lavoro e accettazione in piccole dosi di un mite stato confessionale.

Questo è il progetto più forte che ha anche un punto debole: vive solo     all’interno di un sistema elettorale proporzionale. La spiegazione più lucida è stata data dall’accorto e lungimirante on. Andreotti. Vi sarebbe un terzo progetto: il neo-lombardismo di Bertinotti. Però tutti hanno capito che si tratta di una opposizione di sua maestà che intende arrecare molestia ai Ds. Non vale la pena addentrarsi in una sofisticata analisi. L’assenza di un progetto socialista per la soluzione della crisi italiana ha origini in due cause rilevanti:

  1. La crisi della cultura revisionistica dei socialisti. Dopo il Midas Craxi lanciò la parola d’ordine: prima vivere e poi filosofare. Ma vivere voleva dire: vivere collettivo; e il tempo di filosofare venne presto: all’inizio dell’80 con  Rimini e la conferenza programmatica. In questi quindici anni il prima vivere dei socialisti è stato un prima sopravvivere dei singoli con qualche opportunismo di troppo; il tempo del filosofare, invece, non è mai arrivato.

  1. Il complesso d’inferiorità dei diessini nei confronti dei cattolici ed il loro complesso di superiorità nei riguardi  dei socialisti. L’attuale polemica interna ai Ds sulla fine del dalemismo e sulla debolezza del fassinismo, fa pensare che qualcosa nel profondo del partito potrà riemergere presto.

E’ aperta una discussione all’insegna della ricerca di nuove soggettività politiche. L’oggetto misterioso di questa fase è il socialismo italiano.Che fanno, che pensano, che dicono i socialisti nessuno lo sa!

Chi è appagato dal lancio pubblicitario della parola riformismo, deve sapere che si tratta di un trucco deviante per far cadere nell’oblio la impronunciabile parola: socialismo. Vi sarà pure una ragione se post-democristiani e post-comunisti convergono sull’uso fraudolente del termine riformismo. C’è sicuramente la cattiva coscienza perché nel passato il riformismo fu da loro sempre osteggiato, ma c’è anche lo sforzo di evitare di fare i conti con un socialismo senza frontiere.Un socialismo più pragmatico e più intriso di vecchi e di nuovi valori.Il socialismo ha fatto i conti con la democrazia ma resta ancora ambiguo il suo rapporto con la religione ed i suoi vincoli; ed è certamente non  risolto il nesso tra socialismo e libertà,  libertà intesa come libertà della persona nel rispetto della libertà della comunità. I socialisti oggi sono deboli perché sono stati incastrati nelle pastoie del potere quotidiano ed hanno rinunciato dopo l’89 a rilanciare il nuovo progetto di vita e di civiltà. So bene che è troppo tardi, ma so anche che se non troviamo il sentiero per obbligare tutta la sinistra di popolo a rivisitare e revisionare la esperienza della sinistra storica italiana in una Rimini 2,  la destra ed il moderatismo sfonderanno nelle nuove generazioni con nuovi e disinvolti modelli culturali di vita.Dobbiamo sapere che nei prossimi mesi, alla vigilia delle elezioni del 2006, tutte le forze di potere giocheranno la loro partita sino in fondo. La società richiede la ricomposizione delle rotture  dei primi anni novanta.Ogni restaurazione non può imporre il passato come era. Occorre un inventario dei mutamenti avvenuti e delle novità rifiutate. La lotta furibonda è per la conquista del sistema.Due sono i campi dove si sprecheranno i colpi bassi: il nuovo assetto istituzionale e la ricerca di un diverso equilibrio tra i poteri.Siamo un nucleo piccolo ma resistente che conosce la ferrea legge dei rapporti di forza e che ha appreso, nelle tempeste attraversate, la potenza che può sviluppare una coscienza critica nella vasta area, stagnante e disorientata, di una sinistra che vuole vincere senza convincere. Dopo il referendum valuteremo se le nostre forze sono all’altezza delle difficoltà di sistema e se siamo in condizione di stimolare una elaborazione creativa di un socialismo moderno e revisionista, che sia senza frontiere nell’azione, perché  dovrà rivolgersi a tutto il Paese, e che abbia una visibile frontiera ideale per sostenere un progetto di vita e di civiltà.

La nostra analisi non è visionaria perché pensiamo di poter vedere delle soluzioni possibili; ma se essa non diventerà corale nella sinistra tutto sarà rinviato ad un tempo imprevedibile.

Il nostro augurio è che con le elezioni vi sia una scossa salutare. Con il Direttivo da convocare per giugno, faremo il nostro esame di coscienza. Oggi il nostro dovere è di sostenere con slancio i compagni che hanno deciso di affrontare la prova elettorale.Ciò che abbiamo detto è solo un promemoria per il domani.

             Il Presidente Nazionale
                Socialismo è Libertà 
                 On. Rino Formica

 Brevi News.... dalle REGIONI
 
Regionali Piemonte : Salta la lista Socialista Unitaria
  

<<Contrariamente a quanto era nei nostri intenti e negli accordi intercorsi con le altre anime Socialiste, del Piemonte ,il Movimento Socialismo è Libertà è stato senza motivazione escluso dalla lista unitaria socialista nel centro sinistra. In tutta Italia Socialismo è Libertà si è impegnata per riunire i socialisti e in molte regioni, tra cui la Calabria, ne è seguito un risultato positivo. Questa esclusione senza motivazione mette in luce quanto lo Sdi, in primis, non sia più interessato al superamento della diaspora Socialista e al ruolo Socialista in Italia e quanto ormai si sia rassegnato alla sola sopravivenza di qualche dirigente politico.

Di fronte a ciò Socialismo è Libertà non andrà a polemizzare, non siamo interessati e non ci interessava la competizione elettorale ai fini di qualche singolo, ma un progetto politico ben più significativo. Se lo Sdi non è più interessato a svolgere un ruolo di contaminazione e maturazione della Sinistra, al fine della costruzione di un grande Partito Socialista come esiste in tutta Europa, vorrà dire che a questo compito cercheremo di assolvere noi con ancora più forza.Alle prossime elezioni non ci impegneremo per sostere la semplice elezione di qualche dirigente, impegneremo le nostre forze per organizzare al meglio il nostro movimento, su tutto il territorio Piemontese, con tutti quei Socialisti che ancora hanno la forza, la passione e il desiderio di combattere una nuova e grande battaglia che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi e che consentirà all'Italia di avere una grande forza Socialista per i prossimi anni.>>>
 

Il Coordinatore Regionale
Giovanni Tressoldi

Socialismo è Libertà
promuove l'Unità Socialista a Catania

  
 
A Catania è tempo di elezioni amministrative, ed i socialisti dello SDI e di Socialismo è Libertà scendono in campo. E lo fanno unendosi e promuovendo una lista di "Unità Socialista" all'interno della coalizione di Centro-Sinistra, per sostenere la candidatura a sindaco di Enzo Bianco. L'obiettivo è quello di avviare un percorso politico unitario che consenta alla città di Catania , in occasione delle prossime elezioni, di rilanciare con forza una proposta politico-programmatica che sappia riproporre i valori della tradizione del socialismo riformista, per avviare un processo di ricompattamento dell'area socialista. Questo percorso - dichiara Antonio Leanza, membro del coordinamento nazionale di Socialismo è Libertà - deve rappresentare il punto di partenza per aprire una discussione in profondità con tutti i socialisti e con i DS, per valutare se vi è una prospettiva socialista e riformista per la sinistra". Si ritiene compiaciuto per la ritrovata unità socialista Dario Specchiale, coordinatore provinciale di Socialismo è Libertà, che dichiara:" Socialismo è Libertà ( che peraltro, per sottolineare la continuità tra vecchie e nuove generazioni, ha nominato presidente provinciale l'on. Antonello Dato), da sempre ha trovato da un lato utile il confronto tra le diverse anime socialiste ( Nuovo PSI e naturalmente SDI), dall'altro doveroso giungere ad un accordo quando si verificano due condizioni: un'unità socialista a sinistra e la presenza di una lista socialista autonoma da contenitori onnicomprensivi". Per la lista di "Unità Socialista" è stato inoltre costituito un comitato promotore elettorale composto da membri di entrambi i raggruppamenti politici. Che dire? I "padri" del socialismo saranno sicuramente soddisfatti. Ma attenzione: la battaglia deve ancora cominciare...

di  Elena Orlando SèL -Costituente Pse Catania

 
A Palermo 
Manifestazione SèL

   

PALERMO. Sabato 19, alle ore 11,00
presso il Foro italico, all'entrata di quella che dovrebbe essere la villa a mare e invece è il simbolo dell'inefficienza e del pressappochismo , MANIFESTAZIONE -SIT IN per la restituzione dello spazio verde ai cittadini.
La manifestazione è organizzata da Socialismo è Libertà Coord. Provinciale a cui stanno aderendo anche le altre organizzazioni politiche che condividono la battaglia.

Sarzana, presidio di
Socialismo è Libertà
  

Cristian Ferrari candidato al Consiglio Comunale di Sarzana, nella lista Socialista per Sarzana, incontrerà i cittadini domenica 20 Marzo, dalle 17 alle 19 in Piazza Luni a Sarzana. Durante il presidio verrà distribuito un documento sul Piano di Marinella elaborato dall'Avvocato Giovanni Pardi, responsabile provinciale per il programma del movimento Socialismo è Libertà che sarà presente e ha disposizione dei cittadini.      < dalla Nazione 18-03-05 >

 
COSTITUENTE PSE 
Incontro Nord Ovest

   

Si svolgerà Sabato 19 Marzo a Sarzana ( SP ) un incontro dei membri della Direzione Nazionale della Costituente Pse di Liguria, Piemonte e Lombardia. L'incontro avrà lo scopo di individuare l'organizzazione dei prossimi eventi regionali e di anilizzare l'attuale situazione politica. Per informazioni 3382816857 - 3470631148.

 

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Articoli dai Giornali dalla nostra Rassegna Stampa-Ultimo Mese
 
NAZIONALE

Dal Riformista
 17 Febbraio 05

 

Caldarola:Una forza Socialista

…….Fassino ha portato ha casa forse il miglior congresso della breve storia del suo ( e del mio ) Parito. Un congresso di contenuti, serio, unitario senza retorica. Quel Congresso è stato generalmente apprezzato. Quel Congresso dice anche che in attesa che il grande sogno diventi una realtà, l’unica maniera per aiutarlo è che la forza Socialista italiana si rinnovi, si rafforzi, riempa di contenuti il dialogo con gli alleati e il paese. Richiede in sostanza, protagonismo. Fassino la sua relazione poteva pronunciarla in Norvegese, in Olandese, in Tedesco. Parlava un leader della socialdemocrazia europea. E’ nel l’interesse di una grande forza socialdemocratica ( come graziosamente concede Bertinotti ) non farsi stritolare ne negli scontri della Margherita, né dalle vendette della leadership suprema, ne dall’esosità dell’alleato radicale. Una grande forza socialdemocratica, che sogna il Partito Riformista, sta nella Federazione se in questa si mostra evidente” l’ubi consistam “ del timone riformista. Se è invece la gabbia per tenere a freno le componenti – definite di destra –a vantaggio del rapporto privilegiato con l’area radicale, non vedo perché questa forza Socialdemocratica debba stare nella Fed e non debba , piuttosto, trattare da sola, e dalla propria posizione di forza, sia con il leader, sia con la componente moderata dell’alleanza, sia con quella radicale…….


LAZIO

Dal Messaggero 
19 Febbraio
05

 

RIETI : La questione socialista in Italia

DIBATTITO IN COMUNE La questione socialista in Italia L’ex sindaco Augusto Giovannelli (nella foto) non demorde. Autentico cuore socialista, riunirà oggi pomeriggio un trio di relatori d’eccezzione nella sala consiliare del Comune, per parlare sul tema ”La questione socialista in Italia”. Attorno al tavolo si alterneranno oltre a Giovannelli, il senatore Emanuele Macaluso (Ds), esponente storico del partico comunista italiano sin dai tempi del segretario Berlinguer ed ex direttore dell’Unità, quindi l’ex ministro Rino Formica e il senatore Antonio Landolfi . Al dibattito ha assicurato la sua presenza anche il senatore Casoli , già magistrato ed ex sindaco di Perugia. Spiega il professor Giovannelli: «E’ un’iniziativa per capire, si parla molto di riformismo però non si riesce a ricostituire un soggetto politico come era il Partito socialista. Vogliamo riflettere su come ripartire dopo la stagione del 1992».

EUROPA

- Dal Corriere della Sera 21 Febbraio 2005

 

In Portogallo stravincono i socialisti

In Portogallo stravincono i socialisti Secondo i primi exit poll, il partito di Socrates avrebbe ottenuto dal 46,9 al 50,7%, con la maggioranza assoluta in Parlamento Il leader socialista Josè Socrates (Afp) LISBONA - 

I socialisti portoghesi si sarebbero assicurati la maggioranza assoluta nel parlamento nazionale, per la prima volta dalla «rivoluzione dei garofani» del 1974. Stando ai risultati di un exit poll della Rtp, la tv di stato, il partito guidato dall'ex ministro dell'ambiente Josè Socrates avrebbe ottenuto dal 46,9 al 50,7% dei voti. I socialisti avrebbero quindi la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento: secondo gli exit poll il Ps avrebbe dai 117 ai 136 deputati, per avere la maggioranza ne bastano 115. Il premier Zapatero si è congratulato con il leader dei socialisti per l'ottimo risultato ottenuto. Ai socialdemocratici del primo ministro uscente Pedro Santana Lopes sarebbe andato dal 23,3 al 27,8%. QUARTO GOVERNO IN TRE ANNI- Gli elettori portoghesi hanno iniziato a votare alle 8 (le 9 in Italia) per eleggere i 230 deputati dell'Assemblea della Repubblica, il parlamento monocamerale del Portogallo. Il parlamento dovrà eleggere un nuovo governo, il quarto in tre anni in Portogallo, il Paese più povero dell'Europa occidentale. 

I sondaggi dei giorni scorsi davano per favoriti i socialisti, da tre anni all'opposizione. Le elezioni anticipate sono state indette dopo le dimissioni del governo di centro destra presieduto da Pedro Santana Lopes, del Partito social democratico (Psd), lo scorso dicembre. Gli aventi diritto al voto sono circa 8,7 milioni. Circa 150.000 portoghesi emigrati hanno iniziato a votare già da qualche giorno, e il risultato del loro voto sarà annunciato il 2 marzo. Il premier uscente, Pedro Santana Lopes (Reuters) SISTEMA E CANDIDATI - Il premier portoghese non viene eletto direttamente, ma è scelto dal partito che ottiene la maggioranza dei voti; è il Presidente della Repubblica a incaricare formalmente il prescelto.

 Il Capo dello Stato ha il potere di veto sulle proposte dei partiti e sulle successive nomine ministeriali, ma viene raramente applicato. I due principali candidati nelle elezioni odierne sono il premier uscente, il conservatore Pedro Santana Lopes, e il leader socialista José Socrates. Pedro Santana Lopes, 48 anni, ex sindaco di Lisbona, ha sostituito sei mesi fa il leader dei socialdemocratico José Manuel Durao Barroso, nominato presidente della Commisione Europea. 

La cattiva gestione dell’esecutivo ha spinto il presidente Jorge Sampaio a convocare elezioni anticipate. José Socrates, 47 anni, è stato nominato alla guida del partito 4 mesi fa, dopo che i socialisti erano usciti sconfitti dalle legislative e dalle comunali. Deputato dal 1987, ha ricoperto in passato la carica di Ministro dell’Ambiente, sebbene i critici gli imputino la mancanza di esperienza in incarichi politici di alto profilo.

 
FRIULI

Dal Piccolo di Trieste 
24 Febbraio 05

 

Una nuova lista correrà alle Comunali 2006

Di ispirazione socialista, la formazione è composta da Davide Rega, Alessio Malaroda, Fabio Perrone e Valentino Casarotti Una nuova lista correrà alle Comunali 2006 A Ronchi dei Legionari la campagna elettorale in vista delle comunali del 2006 sembra essere già avviata. Su iniziativa del responsabile di Socialismo è Libertà e della Costituente Pse, Antonio Davide Rega, si è costituito un comitato per la presentazione di una lista elettorale per le prossime elezioni 

Accanto a Rega, al quale è stata affidata la presidenza, ci saranno Alessio Malaroda, Fabio Perrone e Valentino Casarotti. 

Figure nuove, volti giovani che desiderano intraprendere una direzione rinnovatrice rivolta al futuro e allo sviluppo della cittadina.

 «Una lista, la nostra – sottolinea Rega - che abbracci un ambiente eterogeneo, sia punto d’incontro di forze di libera ispirazione per creare un laboratorio politico permanente che abbia a cuore la rinascita di Ronchi dei Legionari come città. 

Puntiamo sui noi stessi, per portare un’ondata di rinnovamento e di miglioramento delle strategie amministrative e gestionali». 

Già approvata la prima bozza del programma elettorale che punta alla risoluzione di problemi prioritari come la riurbanizzazione plurifunzionale ed ecocompatibile, il miglioramento della qualità della vita, ma anche la nascita di progetti per l’incentivazione del distretto commerciale, dell’integrazione degli emarginati e degli anziani. 

Un programma. sottolinea. per perseguire una politica più vicina alla gente e ai suoi bisogni, frutto delle indicazioni fornite dalla gente in un recente sondaggio.

 

 

LOMBARDIA

Dalla Provincia Pavese  27 Febbraio 05

 

Formica:«Il socialismo guidi la sinistra»

Formica: «Il socialismo guidi la sinistra» L’ex ministro, ieri al collegio Cardano, boccia la Fed PAVIA. A sinistra, ma contro la Fed: perché ciò che serve è invece un’egemonia socialista. Nel variegato universo post-Psi trova posto anche «Socialismo è libertà», associazione-movimento politico presieduto dall’ex ministro delle Finanze, Rino Formica: ieri mattina era a Pavia, al collegio Cardano, per un incontro (al quale ha partecipato, con un intervento acceso, anche l’ex sindaco Jannaccone Pazzi). Pure «Socialismo è libertà» si propone di ricomporre la disgregata famiglia del vecchio Psi. «Ma sullo sfondo c’è il problema più importante - dice Formica - il socialismo torni a rianimare e a guidare la sinistra, come avviene all’estero: una domanda del genere esiste in Italia. Invece qui la sinistra non vuole essere socialista, o teme di esserlo». Non ci sono già i Ds, che fanno parte del socialismo europeo? «In loro questa sensibilità c’è, in effetti, ma sono prigionieri di un’antica visione unitaria. Esiste il mito dell’unità del partito e dello schieramento - come il vecchio Fronte popolare - ma non arrivano mai a una soluzione socialista della crisi, che deve poi trascinare il resto della sinistra. Si veda il caso del referendum sulla fecondazione assistita. Da una minoranza dello schieramento i Ds si sono fatti imporre di non parlare della questione». Che intende per soluzione socialista della crisi? «Nelle istituzioni italiane c’è il rischio di un vero lassismo democratico. La democrazia pare un lusso, i partiti solo delle sovrastrutture parassitarie. Bisogna rimettere a posto i tasselli istituzionali. Si è parlato tanto di federalismo, abbiamo dato poteri assoluti a sindaci e governatori. Col risultato di avere pessimi podestà e la distruzione del parlamento regionale». Lei si dichiara tuttora uomo di sinistra. Ma il fatto che nella diaspora del Psi molti socialisti siano finiti nel centrodestra fa sorgere il sospetto che il partito di Craxi non fosse di sinistra. «Ma no, quella è solo una conseguenza reattiva a una situazione distruttiva. C’è stata una collocazione a fini di “ricovero”, che però è durata troppo a lungo. C’è una sorta di stanchezza dettata dall’abitudine». La sua frase più celebre resta quella della politica come “sangue e merda”. In questi ultimi anni la “composizione” è cambiata? «C’è stato uno scadimento. E’ diventata l’arte dei sensali». (l.si.)

 

SICILIA
22-02-05

 

"Socialismo è libertà" Da associazione a movimento

 POZZALLO. (sdp) Da associazione a movimento politico con il chiaro intento di creare un "partito del socialismo italiano" e di correre ai prossimi appuntamenti elettorali. "Socialismo è libertà" anche a Pozzallo ha assunto questa rinnovata veste. In molti hanno partecipato al 1ø Congresso locale, tenutosi domenica scorsa nella sala convegni di via Torino. L'assemblea ha nominato presidente il più anziano dei socialisti Santo Giordanella; il suo vice Rosario Bifera. La carica di segretario è andata a Santino Barrera e di vice segretario politico a Salvatore Zaccaria.
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continua a fianco]

 Otto i componenti dell'organo direttivo: Paolo Sotgiù, Luigi Bottaro, Roberto Rosa, Mauro Porceddu, Concetta Poidomani, Marisa Scarso, Laura Gugliotta e Francesco Gennaro. Componenti di diritto l'onorevole Natalino Amodeo, il vicesindaco Francesco Gugliotta e il consigliere comunale Davide Giardina. Durante il convegno non è mancato il dolce e l'amaro indirizzato all'attuale amministrazione comunale. 

"Di questa maggioranza guidata da Roberto Ammatuna - ha detto l'assessore al Bilancio Francesco Gugliotta -ci sono "luci e ombre". I meriti vanno riconosciuti, ma anche gli errori commessi, a partire dal porto di Pozzallo, l'allargamento del territorio, la difesa ambientale e il piano regolatore generale. Argomenti importanti sui quali questa amministrazione non ha saputo agire. 

Nonostante non ci sentiamo comodi, intendiamo restare nella maggioranza. Non vogliamo che altri entrino al nostro posto, impedendoci di lavorare per il bene della città". Sara Di Pietro

 
 
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 Lettera 1

La tristezza di un 8 marzo 
negli anni 2000.

 Si ha ben poco da festeggiare o quasi niente in questo 8 marzo, si può solo capire la spensieratezza dei giovani, “guai se non fosse cosi”!Le manipolazioni, le falsità, (soprattutto se in campagna elettorale) che riguardano l’8 marzo che è un simbolo importante, sono lo spettacolo di questo 8 marzo. Ce ne accorgiamo o va bene cosi?.Non c’è più quella forza nelle donne che le portava a discutere, non solo tra di loro ovviamente, manchiamo sempre più di solidarietà. Il tema della trasversalità che oggi viene messo in discussione da una parte politica del nostro Paese che è invece importante quando si parla di donne, ristabilire un comun denominatore per ristabilire il concetto di libertà.Le donne come soggetto politico e civile non un oggetto del sistema politico che al discorso della parità e delle pari opportunità è poco sensibile, non un oggetto in mano alla Chiesa e ai politici che vanno a pietire per un pugno di voti e che probabilmente “venderebbero la madre”o quant’altro  per il potere.Ho letto una cosa nuova oggi su un giornale locale: le donne vogliono le pari opportunità non credono nell’8 marzo -  il tutto riferito a progetti di  piccola imprenditorialità – ma che cosa significa!Questo 8 marzo deve essere un pensiero per le donne, per i giovani, per tutti noi che tentiamo di sopravvivere in una realtà ostile, difficile da vivere, ma consapevoli che bisogna andare avanti, chi si ferma è perduto, mi viene voglia di dire,  bisogna costruire tutti insieme una società migliore ammettendo anche i propri errori.Noi stiamo vivendo la guerra, non solo quella vera, ma anche quella strisciante, nascosta, infida, che ci coinvolge oggi giorno quando apriamo gli occhi: la lotta per vivere.Non avete mai pensato quanto è importante il nostro comportamento in qualsiasi luogo ci troviamo e con qualsiasi persona incontriamo? E’ sempre un buon inizio se ci mettiamo in ascolto con gli altri e dialoghiamo insieme pacatamente.

 

Lorenza Birindelli - Coordinatore SèL Pavia
Lettera 2

METTETEVI DA PARTE 
NON SIETE CREDIBILI !

Quando in una competizione elettorale, un modesto movimento politico come Unità Socialista, annulla la propria identità politica, smarrisce l’idealità e le ragioni della sua esistenza sino al punto di non tutelare politicamente e moralmente, sia gli interessi dell’organizzazione che la dignità dei suoi associati, è segno evidente che la politica è divenuta solo un pretesto e che al suo posto è subentrato l’accattonaggio politico ed il becero tornaconto personale.La conferma di questo malcostume politico c’è stata nella regione Lazio dove la svendita politica del movimento di  Unità Socialista è stata completa e totale!Ciò che più rincresce e  fa imbufalire  i socialisti è la conferma che gli autori di questi tristi intrallazzi non è gente qualunque ma bensì i soliti chiacchierati personaggi del passato come Signorile e Dell’Unto che pur di ottenere una qualche collocazione parlamentare o di coltivare la speranza di rientrare nel gioco politico e guadagnarsi, magari, un credito a sinistra, hanno deliberatamente rinunciato a difendere l’autonomia e l’identità socialista ed osteggiato e persino venduto l’eventualità di presentare alle elezioni regionali una lista socialista, obbligando di fatto Unità Socialista a non avere altra possibilità se non quella di aderire remissivamente ed  in modo anonimo alla lista civica di Marrazzo. Di fronte a questo imbroglio politico, molti compagni hanno reagito, contestato e preso le distanze non solo  dalla squallida trattativa con la lista Marrazzo ma anche dagli spregevoli, ipocriti e vigliacchi comportamenti che sono stati assunti per escludere dalla competizione elettorale, chiunque abbia osato contestare, l’unica e preordinata  candidatura, decisa in privato sempre dai nostri Soliti Noti.In definitiva come socialisti, siamo costretti a prendere atto dell’ennesima delusione politica e a commentare con tristezza, comportamenti così sleali ed inquietanti  al punto tale da essere assolutamente incompatibili con gli elementari principi umani e politici dell’etica socialista!Mestieranti della politica, ora basta,  mettetevi da parte, non siete credibili!

Sandro Natalini - Roma

 
 Lettera 4 

 

Crisi del Made in Italy e l'esempio del socialista Marangon

 

 

La civiltà italiana, se spogliata dalle angustie in cui l’ha costretta la nascita dello stato nazionale, ha mille anni di storia ed è stata, a partire dai comuni italiani dove si collocano le vere radici della nuova Europa, la cultura più universale del mondo. 

I prodotti che rappresentano lo stile italiano vincente non sono frutto del caso. Essi vengono da lontano: sono frutto di questa civiltà.Guido Marangoni, già deputato socialista, oltre che presidente dell'Umanitaria, riuscì nel 1923 a inaugurare a Monza una Biennale delle arti decorative.

 Marangoni si era fatto interprete del dibattito sul rapporto tra espressione artistica e produzione industriale - ovvero il design - come nel resto dell'Europa si era cominciato a fare dalla seconda metà dell'Ottocento.

E dunque anche per immaginare l’Italia del futuro non si può che ripartire da queste sue radici. 

Anche l’Italia impegnata nella creatività digitale, nel design dell’interfaccia dei nuovi strumenti di comunicazione, nella realizzazione delle case e delle soluzioni urbanistiche del futuro sarà sempre un’Italia artigiana, orientata alla qualità e alla personalizzazione, radicata sul territorio, dotata di una credibilità straordinaria dal punto di vista estetico, riconosciuta per il gusto, capace di soluzioni da architetto, da integratore di soluzioni provenienti da qualunque parte del mondo.

In tutte le statistiche di competitività internazionale l’Italia non si classifica, in questa fase storica, in modo brillante. Le uniche statistiche in cui si classifica nel gruppo di testa sono proprio quelle relative ad attività che hanno a che fare con la cura della persona e della casa. 

In altre parole lo stile italiano, il sistema di vita italiano (che va dalla moda alla enogastronomia, dai gioielli al design, dall’arredamento alle automobili da alta gamma come le Ferrari) continua a vivere una fase positiva.Ma sarebbe un grave errore pensare che si tratti di una posizione acquisita per sempre e che si possa continuare a vivere sugli allori.

E’ una posizione continuamente incalzata da vecchi e nuovi competitori e, quindi, sempre da difendere, riconquistare, rilanciare. 

Ma è anche una posizione di fronte alla quale si aprono nuove importanti prospettive legate a grandi paesi che, sino a poco tempo fa esclusi dal commercio e dallo sviluppo internazionale, stanno emergendo come nuovi protagonisti del nuovo ciclo di sviluppo, anche grazie al formarsi di una borghesia ricca o benestante, rapidamente crescente in numero e reddito disponibile, e portata ad un gusto sempre più internazionale e raffinato, e dunque italiano (pensiamo alla Cina, all’India, alla Russia).I socialisti democratici italiani devono, sull'esempio di Guido Marangoni, farsi portatori del rilancio del Made in Italy attraverso la rimozione di tutti gli ostacoli di ordine culturale-burocratico che si frappongono al suo pieno sviluppo e la contemporanea creazione di migliori condizioni operative. Solo una sinistra svincolata dai logori miti dell'operaismo può contrastare una crisi di creatività che rischia di relegare il Paese ai margini dello sviluppo mondiale e, di conseguenza, acutizzarne il disagio sociale.

 

Alessandro D'Ovidio
Membro del Labour International

Lettera 6

 
LA QUESTIONE SOCIALISTA

Egregio Direttore,
dalla chiusura dell’ultimo Congresso dei DS, su quasi tutti i giornali, si è per così dire “riacutizzato” il dibattito su ciò che è stato il  socialismo in Italia, ed in particolare su ciò che è stata la stagione umana e politica di Bettino Craxi. E se oggi definirsi socialista forse non  genera più disgusto, non è la stessa cosa quando, nel bene e nel male, si finisce per parlare di chi in Italia e non solo, della politica riformista ne ha fatto una ragione di vita. “Unire i Socialisti rinnovare la Repubblica”, fu lo slogan portante del 46°  (ed ultimo) congresso Socialista di Bari del 27-30 giugno 1991.“Unita’ Riformista”, invoca  l’on. Fassino a chiusura del 3° congresso DS al Palalottomatica di Roma del 3-5 febbraio 2005.Poco importa il riconoscimento postumo (anche se come pure è stato detto e scritto – meglio tardi che mai -) di Craxi, al quale viene accreditata la ineludibile appartenenza alla grande famiglia socialista, e però, solo a voler far di conto dal 1991 ad oggi la lezione che se ne ricava è la seguente: a distanza di 14 anni dall’ultimo congresso del PSI, a più di 10 anni dalla scomparsa del partito, a poco più di 5 dalla morte del suo leader tanto autorevole quanto osteggiato dai suoi avversari, non si può non convenire sulla lungimiranza, sulla grandezza, sulla attualità di quel pensiero autenticamente riformista.Oggi il segretario dei DS ha finito per riaprire  la “questione socialista”, segno che è lungi dall’essere superata, ed è  forse lecito augurarsi che alle parole pronunciate da Fassino (che già nel suo libro, dal sottoscritto letto ben due volte, rivede e rivaluta la politica di Craxi) dovranno seguire i fatti, le azioni, le iniziative, in una parola le scelte schiettamente riformiste. Ma questo si vedrà.Vorrei ricordare brevissimamente una delle tante scelte compiute dal Craxi Presidente del Consiglio: la  determinazione, da uomo laico, sulla necessità di rivisitare ed aggiornare i Patti Lateranensi di cui in questi giorni ricorre l’anniversario della prima stesura. La Chiesa  si ritrova per il suo sostentamento la possibilita,  su base volontaria, di ricavare proventi dalle dichiarazioni fiscali dei contribuenti. Fu una scelta moderna, laica, riformista e di grande valore sociale e politico.Probabilmente se nelle stanze politiche romane si è veramente convinti della necessità di riappacificazione di tutte le anime della sinistra, sarebbe invece interessante capire il perché da più parti taluni movimenti socialisti (es.Socialismo è Libertà ) rivendicano autonomia, visibilità e politica propria, e pur rispettando le scelte dello SDI di entrare nel Listone  anche in Basilicata, ci si  augurava che ciò non avvenisse. E forse sarebbe ancor più interessante capire perchè nelle varie periferie piccole e grandi,  la riappacificazione fra le anime della sinistra tante volte appare ancora più velleitaria.C’è da chiedersi, e non sono il solo a farlo, se non sono state proprio le varie “annessioni”, operate dal PDS prima e dai DS dopo, (Cosa 1, Cosa 2 ecc.) nei confronti di spezzoni  socialisti, ad aver rallentato contrariamente alle aspettative,  la crescita riformista degli ex comunisti (in qualche modo contaminati e appagati dalle annessioni), dal momento che come si diceva, la questione socialista non è ancora risolta, e il nome di Craxi evoca emozioni sicuramente contrastanti e non tutte tranquille.L’adesione dello SDI al Listone anche in Basilicata, probabilmente appagherà qualche calcolo politico (cosa diranno poi gli ex Laburisti usciti dai DS?), ma non scoraggerà i tanti militanti senza tessere che non si rassegneranno mai a  veder scomparire, probabilmente, dallo scenario politico lucano ed italiano, una cultura, un modo di vivere, un modo  di rapportarsi con la società  tipicamente Socialista.
Socialismo è Libertà, non rinuncerà al suo obiettivo, quello di riunire tutti i socialisti, e alle prossime elezioni regionali condividerà la politica con chi  di questo scopo si farà garante.

Mimmo Latorraca
Comitato Direttivo Socialismo è Libertà

( Lettera pubblica anche sulla "Nuova Basilicata )

 
 L'ANGOLO della CULTURA & della STORIA
   
L'8 Marzo una data "diversa"
 
 
Luigi Rocca

 L’8 marzo Ai giorni nostri la festa della donna è molto attesa, le associazioni femminili organizzano manifestazioni e convegni sull’argomento, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi che pesano ancora oggi sulla condizione femminile, ma è attesa anche dai fiorai che in quel giorno vendono una grande quantità di mimose, a prezzi esorbitanti i quali magari non sanno nemmeno cosa è accaduto l’8 marzo del 1908.Nel corso degli anni, quindi, sebbene non si manchi di festeggiare questa data, è andato in massima parte perduto il vero significato di questa ricorrenza, perché la grande maggioranza delle donne approfitta di questa giornata per uscire da sola con le amiche per concedersi una serata diversa.Eppure l’8 marzo – paradossalmente – ricorda una giornata molto triste.Nel 1908, infatti, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell’industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finchè l’8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire.Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all’interno morirono, arse dalle fiamme. 

 

L’unica colpa di queste donne era stata quella di lottare per ottenere delle condizioni di vita più dignitose.Questo triste accadimento ha dato via, negli anni immediatamente successivi, ad una serie di celebrazioni che i primi tempi furono circoscritte agli Stati Uniti ed avevano come unico scopo il ricordo della orribile fine fatta dalle operaie morte nel rogo della fabbrica. Successivamente, questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della tragedia.Simbolo di questa giornata è rimasta la mimosa, scelta nel 1946 dall’UDI (Unione Donne Italiane) in occasione del primo “8 marzo” del dopoguerra, in quanto il giallo esprimeva vitalità, forza e gioia.

Pertanto, noi Socialisti siamo convinti che questa data debba assumere un significato estremamente forte, dovrebbe ricordare a tutto il mondo i sacrifici, le difficoltà e gli abusi che le donne hanno subito nel corso dei secoli per riuscire ad affermare, riscattandole, dignità, libertà ed emancipazione.Sia questa ricorrenza un momento di riflessione attenta su tutte quelle donne che ogni giorno urlano in silenzio, su quelle che non possono vivere la propria femminilità; sulle donne che dedicano la loro vita alla famiglia ed alla cura degli altri, su quelle intrappolate dai preconcetti e dalle ipocrisie.

 Rocca Luigi - Resp. Filosofia e Storia Socialista Costituente Nazionale Pse

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Alcuni candidati di Socialismo è Libertà
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