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Rosa nel pugno: Radicali e socialisti sempre più distanti / da canisciolti

Date: 26/09/2006
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Rosa nel pugno: Radicali e socialisti sempre più distanti ------ Sabato, 23 settembre -------- Alla fine, la cifra della direzione RnP la dà il segretario dello Sdi, nell'intervento che chiude la due giorni romana: "Ci accingiamo a chiudere i nostri lavori come li abbiamo iniziati, non è molto esaltante". Nulla di fatto, dunque, nessun passo in avanti nonostante chiunque sia intervenuto dal 'pulpito' dell'Hotel Palatino abbia posto l'accento sulla necessità di un nuovo slancio, di un progetto che trascini la Rosa fuori dall'impasse. Lo fa Emma Bonino, che parla nel pomeriggio: "E' urgente una ripresa dell'azione politica della Rosa". Anche perché "visti gli ultimi due mesi, se non ci mettiamo in testa di fare davvero questo partito non è proprio detto che riusciamo a farlo", spiega pur precisando di essere contrari alle "scorciatoie". Lo ripete Boselli, alla fine, come già fatto ieri: "Penso che la Rosa nel Pugno debba trasformarsi in tempi stretti in un vero soggetto politico". In questo senso, "o siamo in grado di fare un passo avanti, o rischiamo di farne molti indietro". Entrambi sono concordi nel riconoscere un affievolimento dell'influenza della Rosa nel Pugno sul Governo, una sorta di afasia dopo lo sforzo pre-estivo, di entrambe le parti, di mettere la bandiera Rnp su alcune delle riforme dell'esecutivo, a partire dalle liberalizzazioni. Ma se l'intesa di fondo rimane nella sostanza, è ancora la forma che apre crepe nel tetto della Rosa. E piove sul bagnato, perché al pettine tornano nodi già affrontati, ma mai risolti. Sul tavolo, infatti, c'è ancora il progetto federativo proposto dallo Sdi, che con prudenza, "senza le accelerazioni che molti di voi riconoscono come rischiose", fa notare il segretario socialista, vorrebbe portare a un partito unico entro il 2009, "perché non è pensabile che tra un mese Sdi e Radicali si sciolgano", anche se "la convenzione deve essere convocata immediatamente". I Radicali, per parte loro, propongono la costituzione di un grande 'Comitato dei Mille della Rosa nel Pugno', formato da Segreteria, direzione, candidati e altre personalità e la promozione, a livello locale, di 'Club di iniziativa politica per la Rosa nel Pugno' per offrire a quanti vogliano impegnarsi a sostegno del progetto 'Blair - Fortuna - Zapatero' uno strumento funzionale e non burocratico di aggregazione e attività politica. Strumento, fanno notare i socialisti che lo paragonano ai club forzisti, che non avrebbe diritto a presentarsi alle elezioni né disponibilità del simbolo, e quindi da rifiutare fermamente. Il simbolo appunto, vero protagonista della due giorni romana, nonostante Daniele Capezzone inviti a "volare alto". Al ministro Bonino, invece, piace "volare basso" ed entra subito nell'argomento: "E' un'accelerazione che non capisco, non comprendo perché improvvisamente sia diventata fondamentale la proprietà del simbolo". Che è dei radicali, 'in concessione' fino al 2011 alla Segreteria della Rnp, che può deciderne l'utilizzo solo all'unanimità. "Sono quelle della segreteria le mani sicure in cui deve restare il simbolo", dice Bonino commentando una dichiarazione di Pannella che aveva fatto infuriare Roberto Villetti: "Pannella lo vuole in mani sicure? E perché le nostre non lo sarebbero? Se noi dicessimo ai radicali che sono volubili perché si sono infatuati anche di Berlusconi, loro cosa risponderebbero?". Ma Boselli insiste: "un nuovo partito non può nascere con un simbolo in affitto". "Qual è il problema, il suo utilizzo alle amministrative di primavera? - chiede Bonino - allora chiamiamo le cose con il loro nome, parliamo in italiano. Di certo non faremo più una campagna amministrativa come quella dell'ultima volta", quando "una cogliona generosità ci ha fatto cedere il simbolo anche quando non era stato deciso", le fa eco Marco Pannella. E l'anziano leader radicale, alla fine, rimane in trincea: si dice certo che "la crisi, sempre più pericolosa, della Rosa può diventare una crisi di crescita", ma dice no a una rimessa in discussione dei punti fondativi del progetto: "Non ci sto a ridiscutere tutto, è una questione di metodo", dice ripercorrendo in un lungo intervento tutte le tappe della Rosa fin dal matrimonio tra socialisti e radicali celebrato a Fiuggi lo scorso anno. No a liste uniche alle amministrative "se non c'è una base ampia su cui intendersi" e no a una cessione del simbolo, "che insieme avevamo deciso di lasciare alla segreteria fino al 2011". Insomma, perché cedere un simbolo, chiedono i Radicali, per un partito che ancora non c'è e forse non ci sarà mai? Perché un nuovo partito che nascerà dalla fusione di Radicali e socialisti deve poter averemì, e utilizzare anche nelle sue ramificazioni periferiche, un simbolo che appartenga a entrambe le formazioni. Insomma, a bocce ferme l'unico punto su cui i diversi petali della Rosa si trovano d'accordo è l'intento, quanto poi sincero non si sa, di non farla appassire. Ma tra le dichiarazioni d'intenti, per quanto condivise, e la realizzazione di un progetto, c'è tutto il peso delle diverse storie e liturgie politiche di Radicali e socialisti, barricati ognuno sulle proprie posizioni. Così la direzione romana porta in scena, più che la sintesi e il rilancio di un progetto ambizioso, lo spossato accanimento terapeutico per non farlo morire

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