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Boselli e la crisi della «Rosa»: basta dipendere da Pannella / Corriere della SERA


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Boselli e la crisi della «Rosa»: basta dipendere da Pannella ------------------ Il leader dello Sdi: sto con Villetti, l'idea è ancora valida ma il progetto è da ridiscutere.Intini: Marco problema insolubile ----------- • da Corriere della Sera del 1 luglio 2006--------- ------- di Andrea Garibaldi-------- ROMA - La Rosa nel Pugno «è in prognosi riservata» nove mesi dopo la nascita. Lo dice chiaro Roberto Villetti, che giovedì con un gesto ha messo in piazza il contrasto matrimoniale tra socialisti e radicali: era capogruppo alla Camera, ha sbattuto la porta. Il segretario dei Socialisti democratici, Enrico Boselli, è totalmente solidale con Villetti e ora pienamente dubbioso sul futuro: «Troveremo un punto di equilibrio?», chiede quasi a se stesso. «Non è in crisi la proposta politica –aggiunge-. Si sono scontrati due modi di fare politica». Pausa. «La Rosa nel Pugno resta tuttavia una grande idea». Ancora pausa. «Ma non possiamo dipendere da ciò che Pannella decide al mattino e annuncia a Radio Radicale, una volta il satyagraha per l'amnistia, un'altra volta la campagna per la vita di Saddam Hussein». Boselli dice che venerdì prossimo ci sarà l'esecutivo nazionale dello Sdi. Insomma, lo Sdi deciderà fra le sue pareti come proseguire l'esperienza con i radicali. Prima, ci sarà soltanto un colloquio fra Boselli e Pannella, il leader deluso e il leader prorompente. C'è davvero più serenità in casa radicale. Daniele Capezzone sostiene che le dimissioni di Villetti debbono portare «a un grande dibattito pubblico, creativo, trasparente». Per costruire un «open party», partito aperto, «perché a settembre, a Fiuggi, l'obiettivo non era un semplice accordo Sdi-radicali, bensì la creazione di una cosa nuova, arricchita da altre realtà». Quindi? Capezzone chiede una «Fiuggi 2», prima possibile. E conferma i numi tutelari della Rosa nel Pugno, vale a dire Blair, Zapatero e Loris Fortuna. Il socialista Intini, sottosegretario agli Esteri, è d'accordo sulla triade, ma non vuole sia dimenticata un'altra tradizione, i fratelli Rosselli, Gaetano Salvemini, fino a Bettino Craxi e all'idea lib-lab, liberali e laburisti. Racconta però che ieri, in consiglio dei ministri, lui ed Emma Bonino erano i più contenti del decreto che liberalizza mestieri e professioni e che lui ed Emma si sono trovati in sintonia sul «caso Villetti»: gettiamo acqua sul fuoco, andiamo avanti, costruiamo. «Il problema serio —dice Intini— è che noi mal sopportiamo la maggior visibilità dei radicali e i radicali mal sopportano la nostra maggior presenza sul territorio». E Pannella? «Problema insolubile. Pannella va preso per quel che è». Ci sono irritazioni socialiste verso Pannella, e ci sono insofferenze radicali nei confronti del nuovo partner. Su Notizie Radicali, Francesco Pullia ha scritto che il referente dei socialisti italiani «resta purtroppo il Craxi del secondo periodo, dell'assopigliatutto, di tangentopoli, della spartizione dei posti». Tuttavia, ripetono socialisti e radicali con un suono solo, non siamo di fronte a una lotta per il potere. Villetti si è dimesso dopo una discussione sui deputati da destinare alle commissioni, perché i radicali chiedevano che le decisioni venissero prese in segreteria. Si è dimesso per un problema di autonomia del gruppo parlamentare. Né ci sono problemi politici: «Su flessibilità, Afghanistan, Iraq, corporazioni la Rosa fiorisce. Ma sui metodi della politica la Rosa appassisce». Per serrare le file, per dare vita a un nuovo partito molti sperano negli uomini che vengono da altre strade, come Biagio De Giovanni e Lanfranco Turci, non appesantiti dall'appartenenza alle formazioni che hanno fondato la Rosa. De Giovanni ieri su Notizie Radicali ha scritto un «grido d'allarme» di sette pagine. Chiede una Costituente all'inizio dell'autunno, un'accelerazione della Rosa nel pugno per riuscire a partecipare da una posizione di forza al dibattito sul Partito Democratico e sconfiggere in questo modo il compromesso tra i post-cattolici e i post-comunisti. Boselli è convinto di questo percorso. Ma se con i radicali non ci sarà pace, discuterete da soli sul Partito Democratico? «Presto per dirlo», dice il segretario Sdi con voce preoccupata e un poco mesta.

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