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RUTELLI: NO ALL'APPRODO SOCIALIDEMOCRATICO / dal Corriere della Sera

Date: 09/02/2005
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RUTELLI: NO ALL'APPRODO SOCIALIDEMOCRATICO ROMA - Una controffensiva studiata a tavolino, con tanto di ... ROMA - Una controffensiva studiata a tavolino, con tanto di evidenziatore per sottolineare gli interventi dei dirigenti Ds, da Fassino che accoglie Craxi nell'abbecedario della Quercia a D’Alema e Veltroni che confessano il sogno del partito unico. Nulla del congresso dell’Eur è sfuggito agli alleati della Margherita, che da giorni vanno passando al setaccio articoli e filmati. E una sola parola «pronunciata dal palco da sette, otto dirigenti» basta a spiegare l’ansia di largo del Nazareno, incorporare . E così, in un giorno che Rutelli dichiara «solenne», mentre votano all’unanimità il via libera allo statuto della federazione i centristi dell’Ulivo provano a sgusciar via dall’abbraccio dei Ds. In rapida successione prima Rutelli poi Castagnetti, Franceschini, Marini e Fioroni svegliano i riformisti dal sogno del partito unico, respingono l’approdo nel Pse e nell’Internazionale socialista, rintuzzano Fassino sull’Iraq e marcano la distanza dal Craxi rivalutato. Competition is competition... La paura c’è e Rutelli a suo modo la confessa: «Noi non vogliamo frenare il processo unitario, ma spingerlo nella direzione giusta. Non saremo mai incorporabili in altri disegni politici». Se per Veltroni la Fed è il mezzo, per Rutelli è il fine. «Giorno storico» esulta il presidente federale Arturo Parisi, ma «anziché elucubrare sui sogni del partito unico ci limitiamo a ricordare che senza la Margherita la federazione non sarebbe stata immaginabile». Le Regionali si avvicinano e Dario Franceschini manda a dire a Fassino quanto sbagliato sarebbe andare a una conta, perché con una Margherita ridimensionata il traguardo unitario si allontana. A meno che la Quercia non confessi l’inconfessabile voglia di «inglobare» il giovane biancofiore. «La Margherita - avverte Pierluigi Castagnetti - non sarà mai la nuova forma evolutiva della Quercia». E Beppe Fioroni è ancora più esplicito: il partito unico non è un sogno, «è un incubo».

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