Formica: qualche mese e poi
 si vota, lo sa anche Mattarella

Intervista a Rino Formica su Il Sussidiario.net 31-10-2019

Le conseguenze del voto in Umbria?
 Le difficoltà del governo giallo-rosso? Il ruolo di Zingaretti, Di Maio o Renzi? Le discussioni sulla manovra? Per Rino Formica, ex ministro socialista attento osservatore delle vicende politiche, contano poco, di fronte, per esempio, a ciò che sta accadendo in Gran Bretagna, con un Parlamento che ha saputo riappropriarsi delle proprie prerogative in una partita decisiva per le sorti future dell’Europa e del suo ruolo nel mondo. Anzi è proprio lo scenario internazionale, alla ricerca di un nuovo ordine e di nuovi equilibri, che sta mettendo drammaticamente a nudo la debolezza di fondo dell’Italia: “Da almeno 25 anni – ricorda Formica – si sta via via esaurendo un pensiero politico sistemico, di visione, perché l’istinto e la reazione prevalgono, con riflessi sulle forze politiche e sulle istituzioni che oggi sono diventate sterili”. Come uscirne? Serve una scossa, un big bang: tocca a Mattarella “fare un quadro dello stato di salute del Paese al Parlamento. È suo dovere costituzionale, non è una richiesta alla persona. Solo così si possono risvegliare e coagulare le forze vitali presenti nel paese”. E Formica – che dopo il voto in Umbria fatica a individuare l’impatto prodotto sul governo e sui partiti della coalizione giallo-rossa, “perché dovremmo individuare cos’è il governo, cos’è il M5s e cosa sono i partiti oggi – invita a stare “sulla ricerca di cosa si è mosso e cosa si muove nella realtà italiana”.

 
Cosa si sta muovendo?

Siamo al punto terminale di una lunga fase che ha visto l’istinto prevalere sul pensiero, la reazione sulla riflessione. È agli sgoccioli tutto quello che poteva produrre un sistema senza pensiero politico e di carattere generale, che da 25 anni si è riversato sulle istituzioni e sull’intero equilibrio del sistema politico italiano.

 Con quali effetti?

Il disperdersi sugli aspetti più minuti di ciò che sta avvenendo sia nell’attività di governo che nell’attività dei partiti è fuorviante. C’è un distacco impressionante tra la valutazione delle questioni quotidiane minori nelle quali siamo immersi e le questioni di carattere generale, interne e internazionali.

A cosa sta pensando?

È successo qualcosa di politica estera molto più importante che stabilire se in Umbria si è spostato un gruppo sociale a favore di un altro gruppo sociale. In Gran Bretagna, dopo tre anni di guerriglia parlamentare in un Paese investito dallo stesso male del populismo che ha colpito l’Europa, il Parlamento si è riappropriato della sua funzione e ha detto: andiamo alle urne e chiediamo al popolo se noi abbiamo forza politica nazionale tale da poter essere presenti nella nuova prospettiva che rende necessaria la ricomposizione di un ordine mondiale. Ciò che avverrà in Gran Bretagna, da oggi al 12 dicembre, interessa o non interessa l’Italia e l’Europa?

La sua risposta?

 In Gran Bretagna si voterà anche per il futuro non solo del nostro Paese, ma dell’Europa. Le nostre forze politiche e le nostre istituzioni, invece di occuparsi del dettaglio se si dovranno tassare le sigarette o lo zucchero, seguiranno da vicino il dibattito politico e le elezioni inglesi?

Perché è così importante?

In Italia siamo al dettaglio di ciò che residua della nostra possibilità di influire sugli equilibri economico-sociali e ci dimentichiamo che il 90 per cento delle nostre decisioni dipenderanno da ciò che succede fuori dal nostro paese. Siamo in presenza di una decadenza e di un immiserimento della nostra classe dirigente da paura. Il problema non è se noi giochiamo un ruolo di secondo o di terzo piano sulla scena mondiale, il problema è: abbiamo un nostro pensiero sul futuro dell’Europa? Le nostre istituzioni, sfornite del pensiero politico, sono diventate sterili. Non pulsa il cuore, non funziona il cervello, come possono funzionare le gambe e le braccia?

In Gran Bretagna si torna al voto, in Italia lo abbiamo fatto in Umbria. Chi è uscito davvero sconfitto dalle elezioni di domenica? Il M5s?

Il Movimento 5 Stelle è nato morto, perché è nato senza pensiero politico, anche se apparentemente, con le elezioni del marzo 2018, ha avuto una ventata favorevole. Quel risultato faceva leva sugli istinti anti-sistema che attraversavano il paese.

C’è chi dice che i Cinquestelle erano una forza perché anti-sistema e poi, una volta arrivati al governo, si sono indeboliti. È d’accordo?

Se era anti-sistema, vuol dire che il M5s non aveva il pensiero... [CONTINUA CLICCA QUI]

 
 

 

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