«Che cosa insegnano le ultime inchieste
della magistratura sulle fondazioni legate ai partiti? Che anche
una forma di ipocrisia può entrare in crisi». Parola di
Rino Formica, 92 anni, già ministro e fra i massimi
esponenti del Psi di Bettino Craxi.
Anche se da Mani Pulite è passata un’era
geologica «e le regole del finanziamento ai partiti sono
profondamente cambiate, siamo sempre allo stesso punto».
Qual è il punto da cui non ci
saremmo mossi in tutti questi anni?
Il punto è la
pretesa di mettere le brache alla realtà, facendo finta che sia
diversa da quel che è. Per dirla in modo diverso: siamo sempre
alla finzione che un’attività politica possa essere svolta in
modo spirituale, senza una necessità di organizzazione. Al
contrario, la politica ha sempre bisogno di organizzazione,
strutture, lavoro. E richiede inevitabilmente denaro, a meno di
immaginare che sia tutto spontaneo o risolvibile a livello di
volontariato.
Veramente il denaro può arrivare
dai privati, purché in modo diretto e alla luce del sole.
Non è così. Il finanziamento a un partito apre la porte a
ipotesi di reato, come il traffico di influenze e altre cose del
genere. Ci si domanda sempre: perché quel privato finanzia un
partito? Quale sarà il suo interesse occulto? Insomma, se uno
spende soldi per il suo divertimento va bene, perché incrementa
il Pil. Se invece vuole finanziare un’attività politica perché
ha fiducia verso un partito o un singolo politico allora è
oggetto di sospetto e riprovazione.
Non ci dobbiamo cautelare dal
rischio che un privato finanzi un partito per ottenerne un
vantaggio personale?
Ma quello è un reato. Se in
cambio di quel finanziamento ottiene un beneficio illecito va
processato e condannato. Ma qui parliamo di un’altra cosa. Non
conosco le carte dell’inchiesta sulla Fondazione renziana Open,
ma da quanto leggo sui giornali mi pare sia contestato il
finanziamento illecito...[CONTINUA
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