 
Umanesimo Socialista
di Daniele Delbene sull'Avanti! di dicembre 2020
La politica dovrebbe essere in grado di cogliere i grandi mutamenti
socio-culturali e di esserne poi l'interlocutrice. Le organizzazioni
politiche dovrebbero essere l'espressione di interessi e pensieri diffusi che
cercano una propria rappresentanza e non, invece, l'insieme di
movimenti finalizzati alla ricerca del consenso.
Con
una generalizzata (almeno in apparenza) conquista dei diritti
sociali e civili essenziali, con il conseguimento di forme di
partecipazione democratiche (almeno in teoria), con lo scardinamento
delle vecchie e rigide modalità di organizzazione e partecipazione
al lavoro, con l'avvento della globalizzazione, con
la crisi delle ideologie che hanno caratterizzato il '900 e
quindi con la scomparsa dei grandi partiti politici, anche il
concetto di destra e sinistra che abbiamo conosciuto è entrato in
crisi, determinando un sostanziale superamento dei campi e dei
perimetri di riferimento idealizzati. Questo è avvenuto in
particolar modo nel nostro paese dove, per ragioni storiche,
sinistra e destra hanno sempre avuto peculiarità proprie rispetto ad
altri grandi paesi occidentali.
Destra e sinistra vengono oggi diffusamente identificate (seppur
impropriamente) dalla generalità dall'opinione pubblica del nostro
paese nella destra fascista e nella sinistra comunista, ritenute
superate e relegate alla sola storia politica. D'altronde, la sempre
maggiore mobilità del corpo elettorale, che di volta in volta si
sposta dal sostegno di una parte a quella opposta, non è altro che
la conferma del superamento della vecchia dicotomia destra-sinistra
e della perdita di forti connotazioni culturali da parte dei
movimenti che ancora vi si richiamano.
Nella realtà, venuti meno i
reali riferimenti culturali e ideali, che non sono solo quelli
propri del fascismo e del comunismo ma quelli che hanno
caratterizzato le diverse sinistre e destre che abbiamo studiato sui
libri di storia, rimane ancora traccia della “rigidità sociale” e di
una “ottusità ideologica” proprio in una parte (seppur minoritaria)
delle classi dirigenti che si sono formate nelle organizzazioni di
diretta provenienza di queste due
esperienze politiche.
D’altra
parte, la riluttanza della maggior parte delle formazioni politiche
a volersi identificare in una destra e una sinistra europea e non
più italiana, è evidentemente figlia dell'incapacità di giustificare
la propria presenza politico-organizzativa in maniera differente e
credibile.
Quanto detto
non significa che non esisterà
più in futuro una distinzione tra destra e sinistra, perchè questa
non è frutto di una semplice opera umana recente ma di una divisione
molto più profonda che coincide con il tempo antico, cioè fin dalle
prime manifestazioni organizzate delle comunità umane.
Guardando allo stato presente,
possiamo intravedere una nuova contrapposizione politica nel
differente approccio alle dinamiche di governo mondiale e nella
considerazione che si ha dell'uomo. In particolare, possiamo
individuare due differenti macro-aree di pensiero e d’azione. Da una
parte troviamo chi, nelle dinamiche di governo di un mondo ormai
globalizzato, vede i presupposti per mantenere in equilibrio un
sistema che metta al centro la finanza e il mercato, vedendo l'uomo
come il mezzo utile a questo fine. Chi è orientato su questo modello
vede appunto nell'uomo un semplice lavoratore: una figura che trova
la propria realizzazione nel lavoro per mantenere la famiglia, per
arrivare a fine mese, per pagare i propri debiti (mutui, rate
ecc..). Un essere che vive nella paura della povertà, delle guerre e
della malattia. Il lavoro viene quindi inteso nella realtà non come
mezzo per migliorarsi e “crescere”, ma come fine per sopravvivere.
Gli stessi che nei fatti alimentano questa visione sono coloro che
spingono per un superamento delle distinzioni di sesso e di cultura
e quindi di pensiero. I medesimi che comunemente esordiscono con
“non
ti lamentare perchè nonostante tu abbia un lavoro precario e
sottopagato, nonostante tu non riesca ad arrivare a fine mese.., ci
sono molti altri che non hanno neppure quello e stanno peggio di te...”
Dall'altra parte c'è chi, al contrario, vede l'uomo come un essere
umano che lavora per migliorare le proprie condizioni e per godere
dei piaceri della vita. Quindi un approccio alle dinamiche di
governo del mondo che intende la finanza, il mercato e la
globalizzazione come mezzi per garantire agli uomini una vita
migliore. Non una vita di paure e di lavoro, ma
un lavoro per accrescere le proprie condizioni di vita in armonia
con gli altri. A questa concezione appartengono coloro che nella
vita quotidiana esordiscono con un “non
devi rassegnarti e accettare le tue misere condizioni di vita
in ragione di chi sta peggio, perchè entrambi dovete aspirare ed
essere aiutati per realizzare il meglio”.Sulla
base di queste differenti considerazioni che si hanno dell'uomo, è
facile trovare una netta divisione tra “pensiero
unico mondiale” da una
parte e umanesimo socialista e cristiano dall'altra. Tra queste due
ultime concezioni cambiano evidentemente le ragioni di fondo, ma
entrambe trovano un minimo comune denominatore nell'identificare
l'uomo come un “essere umano” con le proprie peculiarità, il proprio
sesso, la propria cultura e le proprie esigenze, che non siano solo
quelle di necessità e di sussistenza ma soprattutto di crescita e di
felicità.
In attesa che maturino in maniera più evidente i colori di nuove
destre e nuove sinistre e che prendano corpo quelli che saranno i
nuovi contenuti valoriali e di prospettiva che oggi sono ancora
confusi e contraddittori, l'umanesimo socialista può rappresentare
la bussola da seguire e l'anima intorno alla quale ridefinire “una
nuova parte” che può rappresentare l'embrione di una nuova sinistra.
Nell'azione materiale, per chi crede in un mondo che metta al centro
l'essere umano, il punto di partenza va quindi ricercato in un
coinvolgimento, dal punto di vista dell'elaborazione culturale e
organizzativa, dell'associazionismo e del volontariato umanitario e
laico, di quello che nasce intorno alle parrocchie e alle comunioni
cristiane e di quello sociale di matrice sindacale.
|