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Chi parla di patrimoniale sa che sono chiacchiere al vento

Lettera di Rino Formica al Foglio - 10 Gennaio 2011

 

Caro Direttore,

65 anni or sono, l’11 gennaio 1946, il Consiglio dei Ministri del Governo De Gasperi, si riunì per discutere su un punto decisivo e condizionante l’avvenire della nascente democrazia italiana: “Tasso di cambio della  Lira”.

Alla discussione parteciparono i ministri, futuri leaders dell’Italia repubblicana: De Gasperi, Nenni, Togliatti, Lombardi, Romita, Gronchi, Scoccimarro, Scelba, Corbino, La Malfa, Brosio,  Cattani.

L’argomento non era tecnico, ma squisitamente politico.

Dietro il  cambio della moneta vi era la patrimoniale, l’equa distribuzione del costo della ricostruzione economica e sociale, la scelta di modello di società,  l’opzione tra politiche espansive inflazionistiche e politiche fiscali fortemente incisive.

Due Italie si fronteggiavano: il Nord, irrequieto e insanguinato dalle guerre civili, era per la repubblica e la rivoluzione sociale; il Sud, fatalista e attratto dalla restaurazione, era monarchico e qualunquisticamente ribelle.

Queste due Italie nel giro di pochi mesi sarebbero andate alle urne per le elezioni amministrative, per il referendum repubblica/monarchia, per l’elezione dell’Assemblea Costituente.

L’alleanza tra le grandi potenze vittoriose si andava sciogliendo, il mondo era pronto per una nuova lacerante divisione: il campo delle libertà ed il campo comunista.

Il verbale del Consiglio dei Ministri di 65 anni fa, è un  documento straordinario: è scheletrico e sobrio, ma  trasuda realismo politico e senso di responsabilità. E’ diffusa la malcelata consapevolezza che si sta per  chiudere la stagione delle grandi illusioni e che il ciclo della ricostruzione richiederà sensibilità unitaria, azioni responsabili e scelte dolorose.

Togliatti  interviene quando il dibattito, già  avviato dal Ministro delle Finanze comunista Scoccimarro, abbandona il terreno della disputa tecnica ed assume il carattere proprio della ampia discussione politica.

Dal sintetico resoconto dell’intervento di Togliatti ricavo una sintesi che vale un libro di storia sul Togliatti costituente:

“La discussione si sta allargando anche su problemi politici. Per quanto si tratti di materia opinabile, riconosce che l’operazione di cambio darebbe un impulso efficace alla ricostruzione. Quindi se fosse possibile il cambio prima delle elezioni esso si dovrebbe fare. Però se non vi è l’accordo unanime l’operazione fallisce.

Si oppone al rinvio, delle elezioni politiche che di quelle amministrative.

Con l’occasione solleva la questione del Consiglio della Banca d’Italia, nel quale dovrebbe esserci anche il rappresentante della classe lavoratrice.

A tal proposito propone che venga approvata la seguente dichiarazione:”Il Consiglio dei Ministri decide di porre allo studio, per una rapida realizzazione, la creazione di un Consiglio di direzione della Banca d’Italia, del quale siano chiamati a far parte rappresentanti delle grandi organizzazioni economiche dei lavoratori”.

In sostanza Togliatti offre i tre argomenti per liquidare la proposta per il cambio della moneta e per la patrimoniale: a) le elezioni non si possono rinviare; b) prima delle elezioni non si può affrontare la questione; c) il cambio della moneta senza un accordo unanime è destinato a fallire.

Togliatti per dare forza al suo ragionamento aggiunge una variate/integrazione al  tema e propone che al vertice della Banca d’Italia vi sia la rappresentanza delle organizzazioni dei lavoratori.

De Gasperi interpreta bene i desideri diffusi di accantonare il problema, e propone al Consiglio di rinviare la questione a dopo le elezioni e di accogliere la proposta Togliatti per la democratizzazione della Banca d’Italia come  raccomandazione.

Il finale è noto.

Il cambio della moneta e la patrimoniale furono cancellati dall’agenda politica. Ma noi sappiamo che quel Consiglio dei Ministri fu unanime così come fu unanime  il Consiglio dei Ministri che varò il provvedimento di amnistia del 22 giugno 1946.

La differenza tra ieri ed oggi è semplice.

Ieri le decisioni erano assunte da uomini e forze politiche che avevano il controllo reale del Paese, oggi le forze politiche non hanno presa sul popolo, perchè si sono rotti i legami fiduciari.

Ed è per questa ragione che, oggi,  chi parla di patrimoniale sa che sono chiacchiere al vento, buone solo per  aumentare le paure. E’ la demagogia degli impotenti.

Fraterni saluti.

  Rino Formica