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06 Dicembre 2010

 E l’ora di mobilitarsi per una grande sinistra socialdemocratica a vocazione maggioritaria

Chi insegue interessi diversi “va buttato a mare”

Questo appello è rivolto ai più deboli e a tutti coloro che sentono la necessità di costruire una società più giusta.
Nell’epoca odierna i più deboli, contrariamente a quanto si possa ingenuamente immaginare, sono la maggioranza degli uomini. Deboli sono tutti coloro che non hanno la possibilità di avere un lavoro dignitoso, quelli che ne vivono le incertezze o ne subiscono i soprusi; i giovani che studiano e si impegnano per portare il loro contributo e poi vedono vanificare i propri sogni . Deboli sono coloro discriminati per il proprio carattere, per le proprie idee, per una diversa religione, per il paese nativo, per la propria lingua, per il colore della propria pelle… Deboli sono le nuove generazioni che vogliono costruirsi una famiglia e un futuro, ma sono soffocate dalla precarietà e da una società che le costringe a rimanere vittime di mutui e rate…Deboli sono coloro afflitti da malattie, che nell’epoca delle più sofisticate biotecnologie, restano incurabili nelle “brame” di grandi colossi che da queste traggono profitti. Deboli sono coloro che non hanno la possibilità di far valere i propri diritti dinanzi alla legge che purtroppo è “uguale” solo per i pochi che hanno le risorse per farla valere……

Nell’epoca della globalizzazione la società evolve velocemente e utopistico sarebbe pensare di fermarne i cambiamenti o di ripercorrerla a ritroso. Doverosa è invece la necessità di comprenderne i mutamenti per costruire dei modelli sociali che siano in grado di garantire una sempre maggiore emancipazione degli uomini.

Di questo i più deboli devono ritornare a preoccuparsi. Per questo tutti coloro che hanno la sensibilità per comprendere devono mobilitarsi.

La partecipazione è politica e la politica è l’unico mezzo per costruire una società migliore.

Purtroppo oggi la politica è relegata ad un ruolo marginale, distante dai veri interessi della stragrande maggioranza della popolazione, colpa di un’intera classe dirigente incapace di lavorare per governare il “domani”. Una classe dirigente che confonde il ruolo di politico con quello di tecnocrate. Una classe dirigente che spesso mira solo agli interessi di pochi e dei più “forti” .

In questo quadro, nel nostro paese, non esiste più “la sinistra”. Quella sinistra che avrebbe il compito di essere l’interlocutore dei nuovi deboli e la protagonista nel contribuire ad un crescente progresso sociale.

Quello che rimane è una nomenclatura di persone che nella ricerca di esaltare o nascondere il proprio passato ha dimenticato il proprio presente. Una classe dirigente in parte nata nelle segreterie o nelle quarte file dei partiti di ieri e in parte improvvisata alla politica senza motivazione e senza idee. I cosiddetti “ prestati alla politica” che farebbero meglio a non prestarsi…

Una sinistra che, incapace di rappresentare gli interessi dei “nuovi deboli”, cerca rifugio nei tatticismi o nell’inseguire terminologie o schemi di paesi diversi per storia e cultura. Paesi che si portano come modelli di grandi democrazie, ma dove gli uomini “muoiono per strada” o ingiustamente su qualche patibolo.

Una sinistra che confonde il riformismo con il moderatismo senza comprendere che essere riformisti significa prima di tutto avere forti ideali e la capacità di lottare con tenacia “alzando la voce e le braccia” se ve ne è necessità.

Può esiste una sola sinistra in grado di creare una coesione tra la frenetica evoluzione della società e la necessaria giustizia sociale. Può esistere una sola sinistra capace di comprendere le necessità e di governare i cambiamenti. Può esistere una sola sinistra animata dalla ragione e non da semplici utopie. Può esistere una sola grande sinistra  a vocazione maggioritaria per un paese che è in Europa.Una grande sinistra socialdemocratica che riporti l’Italia nella normalizzazione rispetto gli altri paesi europei. Una grande forza italiana del socialismo democratico che abbia la consapevolezza delle proprie ragioni d’essere e l’ambizione di farle ritrovare a quelle degli altri paesi che spesso, pur mantenendone denominazione, le hanno dimenticate.

E’ giunto il momento che i più deboli e tutti coloro che comprendono la necessità di costruire  una nuova e grande sinistra socialdemocratica si mobilitino.

Un processo che deve maturare “ dal basso”, nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle piazze, sui nuovi mezzi di comunicazione di massa.

Si creino quindi circoli, associazioni, gruppi su internet, ritrovi dove discuterne e muoverne i primi passi. Tanti saranno coloro che cercheranno di fermare questo processo e tanti quelli che cercheranno di confonderne gli obiettivi. Questi ultimi, che in parte hanno contribuito a distruggere la sinistra nel nostro paese, se continueranno a seguire logiche diverse andranno “ buttati a mare”.

 Daniele Delbene